S. Maria C.V., operatrice sanitaria aggredita in carcere
7 Settembre 2021“Gli operatori sono stressati, non ce la fanno più e dopo l’ultima aggressione alle cronache chiederanno una rotazione del personale con richiesta di trasferimento in caso di mancato intervento da parte delle amministrazioni preposte. I sanitari sono abbandonati, ospiti nelle strutture carcerarie in cui lavorano e spesso sono costretti ad operare in situazioni di disagio e senza alcuna protezione”.
Così la Cisl Fp e la Ust Cisl Caserta nelle persone dei Segretari provinciali Franco Della Rocca e Nicola Cristiani, unitamente con i segretari territoriali, scrivono al Prefetto di Caserta, al Direttore Generale Asl Caserta, al Provveditorato Campania dell’Amministrazione Penitenziaria, al Direttore Sanitario dell’ASL Caserta e al Direttore UOC Tutela Salute in Carcere ASL Caserta e fanno richiesta di convocazione di un Tavola per la sicurezza degli Operatori.
“Le scriventi Cisl Fp e la Ust Cisl di Caserta, denunciano l’ennesimo episodio di grave aggressione commesso ai danni di una operatrice sanitaria Infermiera intenta a svolgere il proprio lavoro all’interno della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
L’aggressione è avvenuta ad opera di un detenuto ospite della Casa Circondariale, proprio nel momento in cui l’Istituto sta attraversando particolari momenti di difficoltà e di rilevanza mediatica a causa dei ben noti fatti di cronaca giudiziaria di questi mesi.
Dobbiamo dire che questa aggressione, purtroppo, non ci ha sorpresi minimamente, siamo impegnati da mesi a denunciare le difficili condizioni in cui operano i sanitari che si occupano di salute all’interno delle Carceri in provincia di Caserta.
Appena venerdì scorso abbiamo avuto l’ennesimo incontro con il Direttore Sanitario della ASL di Caserta e il Direttore della UOC Tutela Salute in Carcere, nel quale abbiamo ribadito che il personale sanitario, sia del Comparto che della Dirigenza, è insufficiente.
Le strutture in cui operano i sanitari non garantiscono la sicurezza e il normale operato dei professionisti. I locali di stazionamento sono inidonei e il clima organizzativo è pessimo. Tutte condizioni, queste ultime, che favoriscono la nascita di tensioni e malumori tra il personale sanitario e i detenuti.
A causa di queste inefficienze, i detenuti si vedono negare azioni di assistenza, cura, riabilitazione e rieducazione. Mentre, i pochi operatori sanitari presenti, sono costretti a farsi carico di molteplici esigenze e richieste sia di tipo sanitario che sociale, il più delle volte soddisfatte con grossa difficolta e a rischio della propria incolumità.