S.O.S. Boscotrecase: chiamate l’esercito

S.O.S. Boscotrecase: chiamate l’esercito

22 Febbraio 2019 0 Di Gaetano Milone

Nel nosocomio vesuviano non bastano gli ispettori del ministro della Salute, occorrono le Forze speciali di quello dell’Interno. E non è assolutamente una battuta.

Il terrore la fa da padrone tra le corsie nell’ospedale Sant’Anna e Maria Santissima della Neve di Boscotrecase, dopo gli atti di guerriglia urbana con un bollettino medico che parla di due medici ed un infermiere contusi più altri due a casa per dieci giorni, successivi al decesso di una signora di Torre Annunziata per cause oscure ed improvvise. Chiarirà l’autopsia prevista per domani.

Dall’incontro di stamattina nella sala conferenze dell’ospedale con organizzazioni sindacali e personale sanitario, voluto dalla dottoressa Antonietta Costantini, manager dell’Azienda sanitaria locale, sono emerse gravissime disfunzioni sulla “sicurezza” della struttura. Una sorta di Colosseo, accessibile da chiunque in tutti i reparti e, soprattutto, a colpire sono le testimonianze, dal vivo, degli operatori sanitari sottoposti ad ogni tipo di violenza ed addirittura assaliti durante il proprio lavoro da amici e parenti dei ricoverati. A far da memoria storica per i presenti, sulle violenze subite dai sanitari, Giuseppe Oriolo, anziano anestesista, ha raccontato che all’indomani dell’apertura del nuovo ospedale (anno 2006) un chirurgo, Giovanni Aloia, andò a far visita al paziente che avrebbe dovuto di lì a poco operare. Trovò una quindicina di persone in camera, li invitò ad uscire, ma venne aggredito e mori per le percosse subite. Oggi una sala operatoria è intitolata alla sua memoria. Un problema quindi che ha origine antica e che trova humus in “certa cultura” del luogo – come testimoniato dagli stessi rappresentanti sindacali – tanto che anche una semplice visita medica viene chiesta ed ottenuta con forza.

Un ospedale di frontiera, dunque, con reparti comunicanti dove si può entrare ed uscire con facilità assoluta e le porte hanno tutte un unico “passe partour”, quello rilasciato dalla camorra. Raccapricciante la testimonianza dal vivo di una delle infermiere presenti alla “spedizione punitiva” della settimana scorsa che ha fatto rivivere ai presenti la drammaticità di una situazione che forse solamente la presenza di guardie armate potrebbe riportare alla normalità. “Sono giorni ormai che di notte non riesco a dormire per le scene di terrore vissute in prima persona – ha raccontato l’infermiera presente durante l’incursione dei familiari della signora defunta”. “Riuscii a scappare ed a chiudermi nel bagno, davanti ai miei occhi uomini in preda ad una rabbia assurda che, armati degli estintori divelti dalle pareti, tentavano di aggredire chi gli si parava davanti”. Non meno drammatiche altre testimonianze che riferiscono, “di visite mediche a bambini ricoverati, effettuate davanti la minacciosa presenza dei parenti pronti a manifestazioni di violenza al sopraggiungere di eventuali complicanze nella gestione del piccolo paziente. Un fiume in piena, quello relativo alle testimonianze del personale sanitario che, comunque, denuncia mancanza di personale per un bacino d’utenza che arriva fino a San Giorgio a Cremano.

Il responsabile del reparto di ortopedia ha addirittura testimoniato che l’anno scorso ha dovuto eseguire ben 262 interventi per fratture del femore di anziani in un ospedale dove manca addirittura la rianimazione. Problemi gravi e non di facile soluzione per la dottoressa Costantini che ha assicurato il proprio impegno nel chiedere al questore un drappello di polizia fisso all’interno dell’ospedale e a far presidiare le porte d’ingresso ai reparti da personale di vigilanza in modo da tamponare l’emergenza. “Per quanto riguarda il danneggiamento delle strutture e le lesioni al personale medico e paramedico – ha aggiunto il manager – abbiamo provveduto a sporgere denunzia ed a richiedere i danni”. “Fra una settimana saremo di nuovo a Boscotrecase – ha concluso la Costantini – anche per dimostrare la nostra presenza e vicinanza a chi opera in prima linea.