Sanità, inizio prossimo anno all’insegna della protesta
21 Dicembre 2018Manovra. Medici e dirigenti del Ssn la bocciano: “Governo ha disatteso gli impegni. A gennaio due giornate di sciopero”.
Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Ssn (Anaao assomed – Aaroi-emac – Cimo – Fp cgil medici e dirigenti Ssn – Fvm federazione veterinari e medici – Fassid (Aipac-aupi-Simet-sinafo-snr) – Cisl medici – fesmed – Anpo-ascoti-fials medici – Uil fpl coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, Veterinaria sanitaria) “giudicano deludente la manovra economica approvata alla Camera e chiedono sostanziali modifiche al Senato in nome della sanità pubblica e del lavoro dei suoi professionisti” .
Le organizzazioni sindacali esprimono giudizio negativo sulla manovra e chiedono “sostanziali modifiche al Senato in nome della sanità pubblica e del lavoro dei suoi professionisti”. È stato chiesto pertanto “un impegno preciso del Governo rispetto a un contratto di lavoro atteso da 10 anni”.
“Gli impegni assunti dopo lo sciopero nazionale del 23 novembre scorso appaiono in gran parte disattesi – rilevano i sindacati – .
La stessa inclusione dell’indennità di esclusività nella massa salariale solo a partire dal Ccnl 2019-2021, significa che nella tornata 2016-2018, non ancora conclusa per l’area della dirigenza sanitaria, l’incremento contrattuale del 3,48% sarà riferito ad un dato economico ridotto rispetto a quanto previsto per tutti i comparti del pubblico impiego e per la medicina convenzionata che hanno potuto utilizzare tutti gli specifici elementi retributivi. Anche l’esiguo incremento del numero dei contratti per la formazione specialistica post laurea, è da considerare largamente insufficiente a compensare l’esodo pensionistico che investirà il Ssn nei prossimi anni. In definitiva, non si vedono le risposte attese alle richieste avanzate prima e dopo lo sciopero”.
“Niente – proseguono le organizzazioni – sulle assunzioni necessarie per riportare le condizioni di lavoro ad uno stato umano e ridurre attraverso questa via, come il “Contratto di Governo” ha promesso, le liste di attesa; niente per aumentare i livelli retributivi bloccati al 2010 con una perdita economica per ogni dirigente valutabile in 30.000 euro; niente per superare il blocco imposto dalla sciagurata legge “Madia” alle risorse accessorie, patrimonio storico irrinunciabile della categoria a garanzia del futuro contrattuale delle giovani generazioni”.
“Anzi, continua, in barba al cambiamento promesso, un finanziamento presente e futuro del Fsn irrisorio ed aleatorio, legato ad incrementi del Pil, per gli anni 2020 e 2021, inverosimili ed una campagna di criminalizzazione verso i medici pubblici, sottoposti a video sorveglianza e penalizzazioni nelle loro attività libero professionali per colpe che non possono essere loro attribuite. Mentre il Governo detassa il reddito dell’attività privata degli insegnanti ed elargisce a piene mani “flat tax” alle partite Iva, per i medici, veterinari e dirigenti sanitari vale il principio opposto, colpevoli, fino a prova contraria, di manipolare le liste d’attesa e, in caso di inadempienze ad altri dovute, sospesi sine die da una attività produttiva che garantisce libertà di scelta ai cittadini e gettito fiscale certo”.
Per i sindacati “la Legge di Bilancio 2019 e i decreti collegati” appaiono ciechi nel non vedere il baratro in cui la sanità pubblica sta precipitando e sordi nel non ascoltare i tanti segnali di allarme. Le Organizzazioni sindacali chiedono un impegno preciso del Governo rispetto a un contratto di lavoro atteso da 10 anni e non intendono assistere all’agonia del sistema sanitario pubblico e dei suoi professionisti che si sostanzia in un pericoloso abbassamento dei livelli di assistenza. Confermano le iniziative di protesta già annunciate in questi mesi, che culmineranno in due giornate di sciopero a gennaio 2019, attraverso iniziative, anche di carattere giudiziario, nei confronti di chi intende disattendere la sentenza della Corte Costituzionale in tema di diritto ad avere un contratto di lavoro. Non intendiamo, inoltre, rinunciare alla decorrenza degli incrementi contrattuali prevista dalla normativa vigente e confermata anche dalla Ragioneria generale dello Stato”.