Scompenso cardiaco la restrizione del sodio è meno utile di quanto si pensasse
9 Luglio 2024Uno studio pubblicato sullo European Journal of Clinical Investigation ha rivisitato l’annosa questione della restrizione di sodio nei pazienti affetti da scompenso cardiaco. Questo lavoro, a cura di Paolo Raggi, dell’Università di Alberta a Edmonton, Canada, ha analizzato criticamente la letteratura disponibile per rispondere a una domanda cruciale: la riduzione del sodio nella dieta migliora realmente gli esiti clinici nei pazienti con scompenso cardiaco?
Negli ultimi decenni, la restrizione di sodio è stata una raccomandazione standard per i pazienti con scompenso cardiaco. Questo consiglio si basava sull’idea che una riduzione dell’assunzione di sodio avrebbe limitato la ritenzione di liquidi, riducendo così l’edema e le complicazioni correlate. Tuttavia, finora mancavano prove concrete da grandi studi clinici randomizzati che supportassero questa pratica.
La revisione ha esaminato articoli indicizzati su PubMed tra il 2000 e il 2023, utilizzando termini chiave come scompenso cardiaco, sale, sodio e assunzione di liquidi.
Una delle scoperte più significative dello studio è stata la mancanza di evidenze a supporto di un beneficio clinico sostanziale derivante da una severa restrizione di sodio. Infatti, un grande studio randomizzato e controllato è stato interrotto prematuramente a causa della mancanza di utilità, senza mostrare riduzioni significative nella mortalità o nelle ospedalizzazioni legate allo scompenso cardiaco.
In sintesi, mentre la qualità della vita e la classe funzionale possono migliorare leggermente con una moderata riduzione del sodio, la morbilità e la mortalità non sembrano essere influenzate in maniera significativa. “Non esistono prove che una restrizione severa di sodio riduca l’incidenza di mortalità e ospedalizzazione nei pazienti con scompenso cardiaco” conclude Raggi.