Se prosegue la crisi del 118 si rischia il tracollo

Se prosegue la crisi del 118 si rischia il tracollo

28 Febbraio 2019 0 Di Tiziana Urciuoli

Paolo Ficco, segretario nazionale Sindacato autonomo urgenza emergenza sanitaria (Saues): “Su grave carenza medici serve provvedimento d’urgenza”.

Paolo Fiocco

La gravissima carenza dei medici dell’emergenza-urgenza – il problema non è solo campano ma si ripresenta, pure nelle specificità dei singoli territori regionale, pari pari, in tutto il Paese – rischia di assestare un colpo fatale all’intero sistema chiamato a garantire la salute dei cittadini.

È infatti questo delicato segmento delle urgenze sanitarie quello attorno al quale ruota tutta l’organizzazione per cui se non si trova un rimedio, a questa situazione di crisi, c’è rischio concreto di un collasso, è proprio il caso di dire, generalizzato.

La conferma nell’accorata denuncia di Paolo Ficco, presidente nazionale del Saues che nei giorni scorsi, sul tema, ha inviato una informativa al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, invocandone l’intervento: “Senza un provvedimento di urgenza la grave carenza di medici del 118 e dei Pronto Soccorso porterà l’intera sanità nel baratro”.

“Già ora – sottolinea Ficco – si intravvede un primo tracollo: turni massacranti dei medici in servizio, frequenti aggressioni del personale, demedicalizzazione delle ambulanze e chiusura punti di primo intervento con conseguente sovraffollamento dei Pronto Soccorso soprattutto di codici di minore gravità”.

“Per quanto ci riguarda – prosegue il presidente del Saues – restiamo dell’avviso che il problema vada affrontato senza ulteriori perdite di tempo con provvedimenti ad hoc. Non ultimo un decreto d’urgenza che consenta il passaggio alla dipendenza dei Medici convenzionati di Emergenza Territoriale con almeno cinque anni di esperienza nei ruoli sanitari dei Pronto Soccorso Ospedalieri (esperienza che peraltro stanno già maturando anche in occasione delle chiusure dei Psaut) e la copertura dei rimanenti posti liberi con incarichi flessibili di tipo collaborativo che risulterebbero poco onerosi per le Regioni e per le aziende sanitarie e ospedaliere e darebbero finalmente un po’ di lavoro a giovani medici inoccupati”.