Settembre è passato, la pandemia no (II parte)
6 Ottobre 2020Certamente, però, la situazione in Italia è migliore di quella di molti Paesi. Il maggior incremento settimanale di contagi nel mondo da quando è iniziata l’epidemia col numero record di 2 milioni di nuovi casi è stato rilevato nella settimana dal 14 al 20 settembre Il 28 settembre è stato superato il milione di morti Covid nel mondo, su un totale di oltre 33milioni di casi di contagi. Il Paese più colpito sia in termine di contagi che di decessi sono gli Stati Uniti, seguiti da India, Brasile, Russia, Colombia. In Europa il Paese più colpito è la Spagna, con oltre 735mila casi. L’Italia è al ventesimo posto nel mondo con oltre 300mila casi, ma supera la Spagna per numero di morti (oltre 35mila), seconda in questo in Europa solo al Regno Unito (42mila).
L’autorità sanitaria “Ecdc” (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha reso noto il 24 settembre il rapporto aggiornato al 13 settembre sulla situazione della pandemia Covid-19 in Europa, dichiarando che la situazione è ancora critica con un numero di casi che in alcuni Stati membri è superiore al picco dello scorso marzo. L’Ecdc suddivide i Paesi europei attualmente in tre fase di rischio: considera a basso rischio per la popolazione generale e il sistema sanitario l’Italia accanto ad altri Paesi come Belgio, Cipro, Finlandia, Germania, Grecia, Islanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Polonia e Svezia. I restanti Paesi europei sono stati suddivisi in due sottogruppi: uno in cui, nonostante tassi di notifica elevati e in aumento, in virtù di un coinvolgimento principalmente di soggetti giovani, sussiste una bassa percentuale di casi gravi e morte, per cui il rischio per la popolazione è moderato in generale, e alto solo per le categorie più vulnerabili. (Austria, Danimarca, Estonia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Regno Unito), e un altro in cui tassi di notifica elevati o in aumento nella popolazione più anziana comporta una percentuale maggiore di casi ospedalizzati e gravi crea una situazione generale di alto rischio (Bulgaria, Croazia, Rep. Ceca, Ungheria, Malta, Romania e Spagna).
L’Italia ha meritato, grazie a come sta andando l’epidemia nonostante l’inizio violento della prima fase, l’elogio ufficiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), con un video dedicato: “Il governo e la comunità italiani, a tutti i livelli, hanno reagito con forza e hanno ribaltato la traiettoria dell’epidemia con una serie di misure basate sulla scienza”.
I motivi del minor impatto attuale del Coronavirus in Italia sulla salute della popolazione e sul sistema sanitario rispetto ad altre Nazioni sono diversi: un lockdown più precoce e tempestivo, intenso e prolungato, seguito da riaperture più graduali, che ha permesso di acquisire un vantaggio maggiore rispetto ad altri Paesi nel flettere la curva della prima ondata; il grande impegno di tutta la popolazione nel rispetto delle indicazioni degli esperti ai fini della limitazione dei contagi e della protezione dei soggetti fragili, come distanziamento sociale, lavaggio frequente e accurato delle mani, evitare gli assembramenti e luoghi affollati al chiuso, permanenza a casa in presenza di sintomi di malattia, utilizzo delle mascherine. Queste ultime, secondo una teoria elaborata dalla Università della California, potrebbero diventare, se usate universalmente, un “vaccino rudimentale” perché, pur schermando l’ingresso del virus in grandi quantità, potrebbero comunque permettere a poche particelle virali di penetrare nelle vie respiratorie di chi la indossa, attivando così un processo di immunizzazione contro il SarsCov2.
E’ fondamentale in questa fase mantenere alto il livello di guardia per scongiurare la tragedia che ha vissuto la Lombardia a marzo, quando intensità e velocità dell’ondata epidemica creò un tale sovraccarico dei servizi sanitari da trasformare l’emergenza sanitaria in una emergenza umanitaria. Fino a quando non sarà disponibile un vaccino sicuro ed efficace, l’identificazione rapida dei casi, i test e la quarantena dei contatti ad alto rischio e le misure di protezione personale restano il mantra per resistere all’odiato virus.
Indubbiamente, tutto quello che ha comportato e comporta la pandemia ha un impatto notevole non solo sulla salute fisica ma anche sulla psiche delle popolazioni. Una recente indagine della Boston University sulla popolazione USA mostra che la percentuale di depressi è aumentata di oltre 3 volte dal pre-pandemia, da 8,5% a 27,8%. L’ultima indagine sullo stress degli Italiani a cura dell’Istituto Piepoli del 18 settembre 2020 ci riporta ai livelli di marzo, in pieno lockdown: indice di stress 62, con il 40% della popolazione a livelli elevati.
Resisteremo ancora? Certo! Abbiamo forse altra scelta?
*Pediatra Asl Napoli 3 Sud