Si è affacciata anche in Italia la peste suina africana
16 Gennaio 2022Con il nuovo anno la brutta sorpresa del rinvenimento – in Piemonte, in provincia di Alessandria ed in Liguria, in provincia di Genova – di carcasse di cinghiali stroncati, in questo senso l’esito degli esami effettuati, dalla peste suina africana. Si tratta di un’affezione virale per la quale non esistono cure o vaccino, per cui l’unica soluzione, per limitare la diffusione del contagio, è data dall’abbattimento dei capi degli allevamenti nei quali viene riscontrata la malattia.
La peste suina africana è causata dal virus indicato con la sigla ASFV, ed è particolarmente resistente. Sopravvive in ambiente esterno fino a 100 giorni, resiste per diversi mesi all’interno di salumi o nella carne congelata, negli animali guariti dalla malattia e può essere trasmesso anche dall’uomo, come portatore sano, che può quindi diventare veicolo del virus ma senza ammalarsi. Gli animali contagiati nel 90 per cento dei casi muoiono in pochi giorni a causa di emorragie interne, negli allevamenti di suini colpiti dalla peste la soluzione più efficace è l’abbattimento degli animali contagiati per limitare la diffusione del virus.
Nelle aree che risultano infette, su provvedimento dei ministeri della Salute e delle Politiche agricole. “ è vietata la caccia (salvo quella diretta al contenimento della popolazione di cinghiali), e sono vietate «la raccolta dei funghi e dei tartufi, la pesca, il trekking, il mountain biking e le altre attività che, prevedendo l’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti”.
La maggiore preoccupazione legata alla diffusione della peste suina africana riguarda i gravissimi danni che ne possono derivare per l’allevamento suino e per l’esportazione della carne suina. La presenza della malattia porta, infatti, oltre all’abbattimento dei capi comporta la sospensione di tutte le esportazioni di carne verso l’estero.