Simone Oppido: allenarmi mi rende felice
1 Aprile 2021“La pratica dell’attività fisica da parte di una popolazione e dei singoli individui è influenzata da una serie complessa di fattori di tipo sociale, economico e culturale. Tra i determinanti personali rientrano generalmente il grado di motivazione, la consapevolezza dei benefici, la disposizione psicologica più o meno favorevole a praticare attività fisica, la convinzione di non avere tempo libero da dedicare all’esercizio (idea spesso più percepita che reale). Tra i più forti condizionamenti sociali, vi è lo stile di vita sedentario, risultato della diminuzione delle attività domestiche che si svolgono durante la giornata e del mutare delle modalità lavorative di larghi strati della popolazione. Anche le condizioni dell’ambiente urbano possono influenzare sia positivamente che negativamente la pratica dell’attività fisica. La pianificazione urbana può promuovere l’adozione di comportamenti salutari attraverso l’investimento nel trasporto attivo e la progettazione di aree che incoraggino l’attività fisica. Altri fattori sociali significativi sono il grado di educazione e il reddito. Una difficile situazione socio-economica si traduce generalmente in uno svantaggio in cui entrano in gioco diversi aspetti: la minore disponibilità di tempo libero e il minor accesso alle strutture dedicate, la vita in ambienti con poche opportunità di attività fisica, la percezione dello sport come un lusso e non come una necessità. Alcune categorie sono dunque particolarmente danneggiate come le fasce della popolazione più giovane e più anziana, i disabili, le famiglie con gravi difficoltà socio-economiche, i migranti e le minoranze etniche, le donne. Per tutti questi aspetti si registrano disparità fra nazioni e all’interno di ciascun Paese.
Cosa vuol dire muoversi?
L’attività fisica non è un concetto astratto. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la definisce come qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che richiede un dispendio energetico. In questa definizione rientrano quindi non solo le attività sportive ma anche semplici movimenti quotidiani come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e i lavori domestici. Uomini e donne di ogni età possono trarre vantaggio anche solo svolgendo ogni giorno 30 minuti di esercizio moderato (come fare le scale o una passeggiata) non necessariamente da svolgersi in un’unica seduta, ma in ogni occasione della giornata.
Perché muoversi?
Molti e indiscutibili sono i benefici che può dare una vita fisicamente attiva. Muoversi è una delle chiavi per prendersi cura di sé, un modo per migliorare, sin da subito, la qualità della propria vita. L’esercizio è anche uno degli strumenti migliori per prevenire e curare molte patologie:
- potenzia il funzionamento di cuore e polmoni
- migliora l’agilità e l’equilibrio aiutando a sviluppare (nel caso dei bambini) o a rafforzare (nel caso di adulti e anziani) l’apparato osteoarticolare e muscolare concorre al benessere psicologico, riducendo ansia, depressione e senso di solitudine
- aiuta a prevenire e a trattare il sovrappeso perché regola l’appetito e aumenta il numero di calorie bruciate ogni giorno
- contribuisce a prevenire malattie cardiovascolari, abbassando i valori della pressione arteriosa e quelli dell’ipercolesterolemia
- riduce il rischio di malattie croniche come il diabete e osteoporosi
- diminuisce il rischio di alcuni tipi di cancro, come per esempio quello al seno o al colon.
Quanto muoversi?
Nel 2010 l’Oms ha pubblicato un documento, le “Global recommendations on Phisical activity for Health”
in cui definisce i livelli raccomandati di attività fisica per tre gruppi di età:
- bambini e ragazzi (5 – 17 anni): almeno 60 minuti al giorno di attività moderata–vigorosa, includendo almeno 3 volte alla settimana esercizi per la forza che possono consistere in giochi di movimento o attività prettamente sportive
- adulti (18 – 64 anni): almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa (o combinazioni equivalenti delle due), in sessioni di almeno 10 minuti per volta, con rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari da svolgere almeno 2 volte alla settimana
- anziani (dai 65 anni in poi): le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l’avvertenza di svolgere anche attività orientate all’equilibrio per prevenire le cadute. Chi fosse impossibilitato a seguire in pieno le raccomandazioni, dovrebbe fare attività fisica almeno 3 volte alla settimana e adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni.
I livelli raccomandati vanno intesi come un limite minimo; chi riesce a superarli ottiene ulteriori benefici per la propria salute.
Anche se l’intensità degli esercizi fisici è definita in modo scientifico in base alla velocità con cui l’attività è eseguita o all’entità dello sforzo richiesto per svolgerla rispetto a uno stato di riposo (vedi per esempio la descrizione fatta dal Dors-Centro regionale di documentazione per la promozione della salute), è utile qualche esempio pratico per tradurre le raccomandazioni in qualche cosa di concreto nella pratica quotidiana”.
Queste le raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il Governo si affretti ad attuare misure atte a favorire l’attività fisica, in assoluta sicurezza, in un momento storico tragico in cui soltanto un sistema immunitario in equilibrio può salvarci. Di questo parliamo con Simone Oppido.
Atleta da 6 anni di Bodybuilding. Laureando in economia aziendale presso UniMol (ora all’estero presso la “Florida Universitaria” di Valencia in Spagna). Sta facendo conciliare passione per il fitness con il suo percorso di studi aprendo una SMMA che si occupa di consulenze strategiche per Centri Fitness e Studi di Personal Training.
Come ha vissuto e vive Simone Oppido la paura del contagio ed il disagio per le inevitabili indispensabili misure restrittive?
Cogliendo l’occasione per ringraziare i direttori ed i curatori della rubrica della testata giornalistica per l’interessamento nei miei confronti, mi piace guardare ad ogni momento con estrema serenità e risolutezza. Le misure restrittive ci hanno dato tempo e opportunità per guardare dentro noi stessi, ridefinire le nostre priorità e lavorare sul nostro subconscio per capire come raggiungere la felicità. Ci hanno inoltre permesso di ridisegnare il perimetro entro il quale sviluppare le nostre interazioni sociali, ora non più dettate da convenienza ma da sentimenti più puri.
Quanti danni hanno arrecato la pandemia, i lockdown e la confusa gestione politica al settore Wellness-Fitness?
Non mi addentro nell’argomentare pareri soggettivi sulle scelte politiche. Sicuramente il settore del Wellness-Fitness ha avuto un innegabile crollo dal lato delle entrate e di riflesso dei fatturati, nonostante gli interventi legislativi temporanei mirati ad un abbattimento (parziale) della tassazione e dei requisiti minimi di capitale sociale (per i centri fitness più strutturati). Noto però senza dubbio attualmente, sebbene il mercato sia cambiato, una totale mancanza di riadattamento da parte degli imprenditori del fitness della propria strategia imprenditoriale alle mutate condizioni dell’ambiente competitivo in cui operano. E ciò sia per incapacità nel guardarsi attorno, sia per riluttanza nei confronti di approcci non propriamente tradizionali.
Attualmente il mercato mi appoggia, una riconversione del settore del fitness non può che aversi con l’online (offrendo prodotti e servizi digitali) e con l’implementazione di servizi erogabili, senz’alcun impedimento legislativo, nel proprio centro fitness, differenti dalla classica “sala pesi.”.
Purtroppo, all’esito di numerosi confronti con Aziende con cui collaboro e non con la mia Agenzie di Consulenza, questa mia visione è per molti utopia.
Se si riuscisse a dare a ciascuno la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico avremmo trovato la strada per la salute. Ippocrate. Cosa rappresentano per Lei lo Sport e l’attività fisica?
Sport e attività fisica non sono altro che un mezzo. E, ognuno, può utilizzare questo mezzo per raggiungere la propria situazione psicologica desiderata.
Se però per molti la situazione desiderata è uno stato di benessere psico-fisico, notiamo bene che privare la popolazione di un mezzo così importante diviene una problematica di assoluta rilevanza.
Personalmente, nonostante attualmente non sia agonista, l’attività fisica rimane per me il lubrificante perfetto per gli ingranaggi della macchina psicologica chiamata felicità. Allenarmi mi fa sentire non solo bene, ma mi rende più produttivo nei miei progetti e nel lavoro. A sua volta, essere più produttivo mi rende più felice perché mi fa avvicinare quanto prima agli obiettivi. Ed essere felice, mi aiuta ad allenarmi meglio: è un ciclo di iterazione che si auto-alimenta all’infinito e che, se stoppato, causa danni importanti.