Simone Scopelliti, la pallavolo come scuola di vita
27 Gennaio 2021La pallavolo è uno degli sport dove c’è più interazione. È un gioco di intuizione, immaginazione, improvvisazione – ma soprattutto di reciprocità e lavoro di squadra. Non c’è modo di essere individualisti nella pallavolo. (Marv Dunphy)
Insomma la Pallavolo è una scuola di vita, eppure le regole per evitare il contagio, consentono soltanto agli agonisti delle prime serie la ripresa delle attività.
Di questo parliamo con un pallavolista di lungo corso: Simone Scopelliti. La sua carriera inizia nella squadra della sua città, l’ASD Luck Volley Reggio Calabria, con cui disputa un campionato di Serie C. Riceve alcune convocazioni nella nazionale italiana Under-19.
All’inizio della stagione 2011-12 si trasferisce a titolo definitivo alla Pallavolo Modena.
Nella stagione 2012-13 viene inserito nel settore giovanile della Callipo Sport di Vibo Valentia, società con cui, nella stagione successiva, fa il suo esordio in Serie A1 e rimane anche nella stagione 2014-15 quando la squadra disputa la Serie A2.
Nell’annata 2015-16 veste la maglia della Materdomini Volley di Castellana Grotte, dove resta per due annate, prima di accasarsi per la stagione 2017-18 alla neopromossa New Real Gioia, sempre in serie cadetta.
Nella stagione 2018-19 viene ingaggiato dalla New Mater, in Superlega, categoria dove milita anche nell’annata successiva con l’Argos. Per il campionato 2020-21 difende i colori del Tricolore, in Serie A2.
Come ha affrontato ed affronta Simone Scopelliti la paura della pandemia ed il notevole disagio per le indispensabili misure restrittive?
È passato quasi un anno dall’inizio della pandemia in Italia ed in Europa e le ripercussioni che questa ha avuto nella vita sociale di tutti noi sono state devastanti. Ricordo, come fosse ieri, quando la sera del 7 marzo scorso mi trovavo in trasferta insieme agli altri ragazzi della squadra nella hall di un hotel di Piacenza, a pochi chilometri dalla purtroppo rinomata Codogno; l’indomani avremmo dovuto giocare contro la compagine di casa, ma quella sera il premier Conte per la prima volta parlò di zona rossa e lockdown nazionale, parole che ad oggi suonano familiari, ma che allora mi misero molta paura, perché mi aprirono gli occhi sulla reale gravità della situazione. Il giorno dopo la partita fu ovviamente annullata e da quel momento iniziò un lungo periodo di astinenza dalla vita che eravamo abituati a fare tutti i giorni, piena di abitudini quotidiane che per noi sportivi sono molto importanti per portare avanti la nostra passione. Dopo ormai 12 mesi abbiamo imparato a convivere con la paura della pandemia che purtroppo rimane: sono cambiate tante cose da un anno fa, ed è facile rendersene conto, basta vedere la palese assenza di pubblico sugli spalti ad ogni partita, che a mio parere è l’aspetto più importante per atleti e società. Abbiamo dovuto, ahimè, imparare a farne a meno e giocare ogni competizione nei palazzetti vuoti, dove i cori e gli applausi sono stati sostituiti dall’eco delle nostre urla e dei palloni che rimbalzano a terra.
Nonostante tutto ci riteniamo fortunati ad avere la possibilità di poter portare avanti la nostra passione, lo facciamo applicando tutte le misure di sicurezza possibili, dalla sanificazione degli ambienti comuni e dei palloni da allenamento, ai tamponi che effettuiamo ogni due giorni, passando per il rispetto del distanziamento sociale, che ci vieta perfino di riunirci e abbracciarci al centro del campo dopo un punto guadagnato. Sono tutti dei sacrifici che, anche se piccoli, alterano quella che è sempre stata nostra consuetudine, ci tocca fare in questo modo perché abbiamo imparato che il “rischio zero” non esiste e con questo virus non bisogna mai abbassare la guardia.
Le misure restrittive dell’ultimo dpcm continuano a vietare il Volley alle serie minori, provvedimento indispensabile ma sicuramente forte e penalizzante per le giovani generazioni.
I campionati di volley di serie minori sono stati purtroppo annullati, e questo è un grave disagio per le società che da anni basano il proprio lavoro sui giovani e sulla loro crescita sportiva e per tutti i giovani che credono in questo sport, sia per passione che per gioco o svago. Noi tutti lo scorso anno abbiamo visto annullarsi un campionato in dirittura di arrivo e non oso immaginare come sia vederselo annullare ancor prima che cominci. Come ho già detto, è un sacrificio che volente o nolente bisogna fare, senza però demordere, perché un giorno, spero ormai vicino, tutto tornerà alla normalità e sarà proprio in quel momento che dovremo farci trovare pronti e con più voglia di prima di andare in palestra ad allenarci e migliorarci ogni giorno di più per la partita del weekend che ci farà gioire o dispiacere come ha sempre fatto, perché la pallavolo è così, non esiste il pareggio, o si vince o si perde.
Il Volley come scuola di vita. Cosa Le ha insegnato il volley, umanamente parlando?
Ottenere traguardi e vincere da solo è bello, ma condividere quei traguardi e quelle vittorie con chi, come te, ha sudato è caduto ed ancora una volta si è rialzato più forte di prima lo è ancor di più. E’ sicuramente questo che la pallavolo, come sport di squadra per eccellenza, mi ha insegnato e che cerco di portare avanti anche nella vita di tutti i giorni.