Sito archeologico di Massa Lubrense, lo “sport” non può calpestare la memoria
1 Febbraio 2022Violata la sacralità del sito archeologico del promontorio di Punta Campanella a Massa Lubrense.
Il famoso Athenaion, la cui fondazione mitica è attribuita all’eroe omerico Ulisse, e soprattutto la famosa Epigrafe Rupestre Osca, scoperta nell’agosto 1985 dal compianto archeologo sorrentino (nativo di Meta) Mario Russo, presentata al XXV Convegno di Studi sulla Magna Grecia, a Taranto, nel successivo mese di ottobre. ed oggetto di una specifica pubblicazione dell’Accademia Nazionale dei Lincei nel 1990, vengono messi in pericolo da sconsiderati appassionati dell’arrampicata con la chiodatura con anelli dei percorsi.
“L’”oltraggio” o meglio l’ incredibile abitudine di “chiodare” con la posa di anelli metallici, la parete rocciosa prospiciente l’approdo di levante al Sacro Promontorio, in atto da diversi anni, viene addirittura pubblicizzata come un’opera resa ancor più nobile e preziosa” perché quasi sempre gratuita, malgrado la zona sia vincolata dalla Soprintendenza Archeologica e sia classificata come “Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo”.
L’allarme, è partito domenica, da un cittadino della penisola in visita a Punta Campanella.
Più “scalatori” attraversando gli spazi della scritta Osca disposta su quattro righe di lunghezza disuguale, tentavano di raggiungere la sommità della parete incuranti di tutto e di tutti.
Un tam tam veloce, la prima segnalazione alle autorità, partita da un diportista raggiunge la Casa Comunale, (il Comune è proprietario dell’area), la Sede dell’Archeoclub Massese, L’Associazione “Grande Onda”.
Nel pomeriggio di ieri la constatazione visiva da parte di un cultore locale. A prima vista sembra che non sia stata intaccata la scritta del III secolo avanti Cristo. Molte e giustificate le prese di posizioni di Associazioni del territorio.
“Delinquenti”,loo diciamo così, a gran voce e senza tema. Scrive l’Archeoclub massese presieduto da Stefano Ruocco, profondo conoscitore della zona. Perché un gesto del genere è una violenza alla memoria collettiva della nostra comunità in nome del business! Sulla falesia di Punta Campanella, ad un metro dalla scritta rupestre in lingua osca scoperta dal compianto prof. Mario Russo (testimonianza di inestimabile valore) sono stati piantati nella viva roccia due filari di anelli in acciaio inox, di quelli utilizzati per le arrampicate.
Evidentemente coloro che hanno fatto questo gesto per vendere l’arrampicata sul mare di fronte Capri, o non sapevano di essere andati vicini a distruggere una preziosissima testimonianza del III sec. a.C. oppure lo hanno fatto volontariamente per business. In entrambi i casi, per noi, sono colpevoli!
Dal momento che Punta Campanella non può essere chiusa totalmente, che sia dotata almeno di un sistema di videosorveglianza atto a scoraggiare atti di vandalismo ad un sito che tra l’altro versa in condizioni penose di abbandono, compresa la pericolante torre vicereale, di proprietà del Comune, la quale è oggetto di atti di incoscienza da parte di visitatori.
Chiediamo con forza l’intervento di tutte le Istituzioni e gli organismi preposti perché si diano da fare nel più breve tempo possibile per assicurare ai nostri figli l’eredità di uno dei luoghi che ha fatto la Storia. Il nostro sogno lo sapete: la realizzazione di un parco archeologico! .
Segnalazioni alla Soprintendenza ed allo stesso comune di Massa Lubrense sono state inviate nella mattinata di ieri da Laura Cuomo, presidente dell’Associazione “Grande Onda”. Urgenti provvedimenti a salvaguardia dell’integrità dell’intera area archeologica sono allo studio dell’Amministrazione comunale massese per evitare ulteriori oltraggi alle memorie storiche del patrimonio culturale del paese.