Smi: Asl, trattenute ai medici per assistiti deceduti
2 Agosto 2023In pole position l’Azienda sanitaria Napoli 1 Centro ma non è la sola. Sono incorse nello stesso errore anche Caserta e Napoli 3 Sud.
Potrebbe tornare sui suoi passi l’Asl 1 di Napoli dopo aver trattenuto somme in busta paga ai medici di famiglia (decine) per via di assistiti deceduti o trasferiti che erano rimasti nelle liste non aggiornate. Un ennesimo caso di anagrafe – comunale e sanitaria – che non si parlano e di cui fanno le spese i medici, in genere inconsapevoli. E non è la prima volta all’ombra del Vesuvio. Era successo in precedenza all’Asl Napoli 3 e nei comuni del Casertano, comunicano dai sindacati. Ora è toccato all’Asl Napoli 1 (Centro). Ricevuta la notizia del decesso o del trasferimento dal Comune in epoche successive, l’Asl in questo caso non ha avviato indagini ma ha deciso di procedere a trattenute, nelle buste paga dei medici, che decorrono dalla data dell’evento, a volte molto indietro nel tempo. Si tratta di somme anche ingenti, migliaia di euro. Ne dà notizia il Sindacato Medici Italiani-SMI con il segretario organizzativo nazionale, il napoletano Mario Iovane, che ha scritto ai vertici dell’Asl ed ai quotidiani locali. «A detta della Asl, le somme decurtate sarebbero relative a pagamenti effettuati per pazienti deceduti. Ma prima di prendere queste misure l’Asl dovrebbe concordarle con i medici. Abbiamo chiesto di acquisire tutta la documentazione inerente alle procedure in oggetto», dice Iovane. I sindacati hanno ottenuto la convocazione di un tavolo sul tema. «Al tavolo, si è attivata una procedura regionale ed aziendale tesa a far emergere i possibili errori commessi dall’azienda nel recupero delle quote. Si prevedono le restituzioni delle quote per poi attivare un nuovo percorso in conformità con l’articolo 41 dell’Accordo nazionale vigente che prevede il coinvolgimento del singolo medico nella richiesta degli addebiti da parte dell’azienda».
Il problema del mancato allineamento delle anagrafi comunali, che gestiscono la comunicazione di decesso, e di quelle delle Asl è stato via via risolto in gran parte della Penisola. Restano tuttavia, da Nord a Sud, delle “sacche” nelle grandi città, determinate o da ritardi dei comuni nell’inviare nota di decesso-trasferimento, o dai ritardi dell’Asl nell’acquisirla, o da un’ulteriore problematica indicata da Iovane: «Quando un paziente muore in ospedale il medico di famiglia non ha contezza della situazione. La notizia non gli arriva, e del resto serve tempo a far viaggiare la certificazione dal nosocomio al Comune, di qui all’Asl. Il circuito si interrompe o quando il Comune deve comunicare all’Asl la notizia relativa al nostro assistito, o quando l’Asl comunica al medico un semplice dato numerico senza allegare documenti: noi non sappiamo chi dei nostri assistiti è morto o si è trasferito -dice Iovane- sappiamo unicamente di variazioni, attraverso la trattenuta. Come se per il medico di famiglia fosse un vantaggio percepire la quota capitaria di un paziente deceduto. In realtà, per un massimalista soprattutto, quella quota che non gli spetterebbe è un problema, perché gli impedisce di acquisire nuove quote capitarie e di coprire l’assistenza a persone che avrebbero bisogno di lui. Quindi in pratica non solo l’Asl non comunica con noi, ma ci fa anche un danno». Nelle precedenti occasioni, le Asl napoletane attraverso l’interlocuzione con i sindacati «hanno riconosciuto che non c’era materia per procedere con le trattenute ai medici; in questo caso c’è stato un problema ulteriore, le trattenute sono arrivate senza preavviso. Ed in ogni caso -conclude Iovane – tutte le decisioni di questo tipo vanno concordate con i sindacati medici».