SMI, petizione autocertificazione per i tre giorni di malattia: già 6mila le adesioni
25 Novembre 2024In pochissimi giorni sono state raccolte 6mila firme per la petizione pubblica “per il riconoscimento della validità legale per le visite a distanza e dell’autocertificazione dei primi 3 giorni di malattia da parte dei pazienti” lanciata da Smi (Sindacato medici italiani)-Confsal. “La nostra petizione ricalca i contenuti di 2 proposte emendative che Smi Confasl, mette a disposizione di tutte le forze politiche, in vista della discussione della legge di Bilancio per il 2025. Si vuole in questo modo ribadire – spiega Pina Onotri, segretaria generale Smi-Confsal – che la televisita costituisce, pienamente, quel diretto contatto tra il medico e il paziente richiedente, consentendo la verifica diretta da parte del medico delle condizioni di salute, il rilievo obiettivo e quello anamnestico cui il certificato fa riferimento. Riteniamo, infatti, che ai fini certificativi la televisita configuri tutti gli elementi che conferiscono alla certificazione il requisito della veridicità e della validità”. La proposta dello Smi prevede “che sia consentita ai cittadini italiani l’autocertificazione dei primi 3 giorni di malattia in sostituzione delle tradizionali certificazioni richieste, mediante apposite dichiarazioni sottoscritte firmate che attestano la malattia, così come avviene in altri paesi europei”. Secondo Onotri, queste 2 misure possano essere utili a ridurre lo stress di molte strutture sanitarie territoriali e ospedaliere, costrette a rispondere a pratiche amministrative e non sanitarie. Due opportunità da non perdere”. L’obiettivo di Smi-Confasl è di “porre rimedio al disagio dei medici, in particolare dei medici di medicina generale, rispetto all’enorme richiesta di certificazione per malattia di cui sono investiti, sia in periodi caratterizzati dal picco influenzale stagionale che in quelli della circolazione del virus Sars-CoV-2, nonché di altre virosi stagionali. L’enorme richiesta di certificazioni per malattia, inoltre, provoca un overbording dei presidi sanitari, sia ospedalieri che territoriali (tra l’altro già in sofferenza per carenza di personale), che fa da barriera all’accesso dei pazienti che necessitano di assistenza medica”.