Solstizio d’inverno 2024

Solstizio d’inverno 2024

21 Dicembre 2024 Off Di Giampiero Pane

Quest’anno il solstizio d’inverno cadrà il 21 dicembre alle 10:21, dando così inizio alla stagione invernale. Per chi vive nell’emisfero boreale, il 21 dicembre sarà il giorno con il minor numero di ore di luce di tutto il 2024. Dopodiché, le giornate torneranno ad allungarsi e le notti ad accorciarsi, fino al giorno in cui cadrà l’equinozio di primavera, quando le ore di luce e di buio si equivarranno. Nell’emisfero australe, invece, il 21 dicembre prossimo segnerà l’inizio dell’estate e corrisponderà al giorno con il maggior numero di ore di luce di tutto l’anno. I solstizi d’estate e di inverno, così come gli equinozi di primavera e d’autunno, non cadono ogni anno nello stesso giorno. Questo perché bisogna fare una distinzione fra l’anno solare su cui è basato il calendario gregoriano e l’anno siderale che dura 365 giorni, 6 ore, 9 minuti, 10 secondi. Il calendario che utilizziamo è lungo 365 giorni per semplificare, questo però fa sì che vengano lasciate fuori circa sei ore ogni anno, questo ritardo con il tempo si accumula, causando una oscillazione del solstizio d’inverno fra il 21 e il 22 dicembre. Ogni quattro anni avviene poi una sorta di “recupero”, aggiungendo un giorno a febbraio. Non solo, alcuni studi hanno dimostrato che il solstizio d’inverno non avviene solamente sulla Terra, ma interessa anche altri pianeti che fanno parte del Sistema Solare. Quest’ultimi possiedono un asse di rotazione che è inclinato rispetto al piano dell’orbita, con un’alternanza fra stagioni, equinozi e solstizi. La frequenza di tali eventi è legata all’inclinazione dell’asse che varia. Quello di Venere e Giove, ad esempio, ha un’inclinazione di appena 3 gradi, con cambiamenti stagionali brevi. Su Saturno le stagioni durano ben sette anni, mente su Nettuno il solstizio arriva ogni quarant’anni. Il giorno del solstizio d’inverno, in particolare, coincide con il giorno in cui il Sole raggiunge il punto più basso del suo moto apparente. In altre parole, se dovessimo fotografare ogni giorno dell’anno il Sole alla stessa ora da uno stesso punto della Terra, il giorno del solstizio d’inverno sarebbe quello in cui il Sole si trova nel punto più basso del cielo, cioè più vicino all’orizzonte. Viceversa, per il solstizio d’estate. Il motivo dell’alternanza delle stagioni è che l’asse terrestre non è perpendicolare al piano dell’eclittica, cioè il piano su cui giace l’orbita terrestre, l’asse terrestre è inclinato di circa 23,5° e questo fa sì che, durante il moto di rivoluzione attorno al Sole, i due emisferi terrestri non ricevano sempre lo stesso numero di ore di luce. La parola solstitium arriva da latino “sol” che vuol dire sole e “sistere” che significa stare fermo. Durante questa giornata, infatti, smette di discendere rispetto all’equatore celeste, facendo una pausa e invertendo, in seguito, il suo cammino, iniziando un modo di avvicinamento. Nel corso di questa giornata, il Sole tocca il punto più basso che si trova all’orizzonte e a mezzogiorno raggiunge l’altezza minima di tutto l’anno. A differenza di quanto pensano in tanti il Sole si posiziona nel punto più vicino alla Terra, ma le temperature sono basse perché i raggi raggiungono il Pianeta inclinati. Il solstizio d’inverno è un fenomeno conosciuto sin dall’antichità, legato, sin da tempi remoti, a credenze, leggende e con un enorme valore simbolico. Esistono alcuni luoghi del mondo come; Brighton va in scena il Burning the clocks, un festival in cui le persone sfilano in costume per le strade della cittadina, trasportando lanterne di carta. A Stonehenge, monumento preistorico famosissimo, è uno dei luoghi in cui il solstizio d’inverno viene vissuto con maggiore emozione; in questa località infatti ogni anno si riuniscono tantissime persone pronte a vivere questo evento. Secondo alcuni studi il complesso di pietre sarebbe stato voluto dai druidi, dei sacerdoti celtici che avrebbero disposto i megaliti per consentire una perfetta visuale del sole che tramonta. Se a Stonehenge i druidi compivano riti ancestrali, nell’Antico Egitto veniva celebrato il dio Horus, mentre in Messico gli Inca onoravano il dio Inti. E se in Grecia, il solstizio d’inverno era il tempo di Adone ed Ercole, gli Aztechi onoravano gli dèi Huitzilopochtli e Bacab. I popoli del Nord invece credevano che in questa giornata si mostrasse il dio Freyr, figlio di Freya e Odino. Nel corso dei secoli, d’altronde, i popoli hanno celebrato il passaggio durante il solstizio d’inverno dalle tenebre alla luce. In epoca precristiana i Celti vivevano Yule, una festa in cui si organizzavano banchetti sotto un pino. Nell’antica Roma invece si festeggiavano i Saturnali, una giornata in cui venivano azzerate le distinzioni sociali. Gli schiavi infatti prendevano il posto de loro padroni e ci si scambiavano dei regali. Oggi il solstizio d’inverno viene celebrato in tutto il mondo in modo particolare: In Cina, ad esempio, è una giornata dedicata a ricordo degli antenati che avviene nel corso di un festival, il Donghzi; un’occasione per trascorrere del tempo con la famiglia e gustare i piatti tipici come i ravioli cinesi e i tangyuan, delle palline di riso farcite. In Iran invece viene tenuta viva la tradizione della festa di Yalda; questo termine significa letteralmente “rinascita” e si riferisce alla vittoria della luce contro le tenebre, nel corso delle celebrazioni si mangiano pezzi di anguria e melograno, frutti che richiamano fortemente i colori dell’alba, fanno riferimento all’abbondanza; viene inoltre servita la frutta secca, un simbolo di vitalità e di energia. Le famiglie si riuniscono e leggono dei racconti persiani e poesia ad alta voce. In particolare, vengono letti i componimenti di Hafez, considerati di ottimo auspicio per l’arrivo dell’inverno e di un nuovo anno. In Giappone, invece, il solstizio d’inverno è legato alla dea del sole, Amaterasu. Secondo la leggenda, Amaterasu si rifugiò in una grotta, portando il mondo nell’oscurità. Gli Dei la convinsero a uscire, riportando la luce al mondo, un evento simbolico associato al solstizio. Sebbene non ci sia in Giappone una vera e propria festa del solstizio d’inverno, ci sono pratiche e rituali che ruotano attorno ai concetti di purificazione e accoglienza verso la luce che ritorna. Tra le tradizioni più famose legate a questa ricorrenza c’è il bagno caldo con yuzu, un agrume simile al limone. Gli yuzu vengono messi nell’acqua calda del bagno, sia interi che tagliati, poiché si crede che il profumo dell’agrume abbia proprietà rilassanti, curative e protettive nei confronti delle malattie.