Sorrento, “a ridateci er vespasiano”
16 Luglio 2020La civiltà di un popolo si misura anche attraverso i servizi che riesce a dare al turista, al viaggiatore, all’ospite. Anche quando si tratta dei “vituperati” ma necessari servizi igienici.
Il terminal del parcheggio Achille Lauro di Sorrento, donato insieme al terreno dove è stata edificata la famosa piazza Angelina Lauro e lo stesso edificio scolastico, tutti intitolati alla moglie dell’armatore Achille Lauro, sindaco benefattore di Sorrento, versa in condizioni pietose per il “fuori servizio” dell’ascensore che collega i tre piani interrati al piazzale e per la chiusura dei bagni, funzionanti solo nel fine settimana.
Un part time originale, certamente non previsto nel capitolato d’appalto dei servizi dati in concessione dal Comune che “macchia” vistosamente l’immagine di una Sorrento capitale del turismo internazionale.
Certamente se Atene piange, Sparta non ride. Una situazione paradossale, certamente non causata dal Covid 19 (collegamenti terrestri su ferro inesistenti, motorini che sfrecciano incontrollati ed a velocità pazzesche nelle strade cittadine (perché mai non si sequestrano i cinquantini diventati 75cc, 90cc. 120cc.) o le bici elettriche superiori ai 250 watt la maggior parte in mano a ragazzi giovanissimi, rende la tanto celebrata vivibilità e sicurezza cittadina un miraggio.
Basterebbe vedere i ricoveri in pronto soccorso dell’incerottato ospedale cittadino.
Ma torniamo ai bagni, non quelli celebrati dai villeggianti di una volta, ma i wc, quelli inesistenti sul territorio cittadino.
In piazza Tasso, angolo via Correale, quelli pubblici sono aperti fino alle tredici, quattordici. Dopo si salvi chi può.
Quelli di Marina Grande, raggiungibili dopo aver attraversato un pontile metallico, nascosti alla comune pudicizia ma allocati a ridosso della prestigiosa Villa Astor, sono senza guardiania, ma in compenso sono illuminati anche di notte!.
In compenso la tanta richiesta e celebrata “Casa dell’Acqua” al parcheggio Achille Lauro è all’asciutto da sempre.
Un monumento all’incuria umana ma soprattutto alla mancata attenzione di qualche amministratore della cosa pubblica distratto da una corsa alle future poltrone molto più redditizie di una Città a misura d’uomo.