Sospensione di Matarazzo e gogna mediatica
29 Luglio 2019Riceviamo e pubblichiamo
Firmano il documento: Anaao – Assomed, Cimo Fesmed, Anpo, Ascoti, Fials Medici, CISL Medici, UGL Medici, Aupi Fassid Snr, Cgil Medici Feder, Medici Uil-Fpl.
Di fronte alla dimensione mediatica che ha assunto la sospensione dal servizio per un mese del dottor Matarazzo, per fatti risalenti al periodo in cui rivestiva l’incarico di Direttore medico del Presidio Ospedaliero San Giovanni Bosco di Napoli, non possiamo non intervenire, anche perché un nostro silenzio potrebbe essere mal interpretato.
Non vogliamo entrare nel merito del provvedimento comminato o del procedimento dal quale è scaturito, sarà il dottor Matarazzo a difendersi nelle sedi opportune, e, anche in considerazione della sua lunga ed immacolata storia dirigenziale, anche a livelli decisionali ben maggiori, ci auguriamo che riesca a far valere le proprie ragioni.
Ma non possiamo non rilevare che questa dimensione mediatica, con connesse prevedibili strumentalizzazioni politiche, nasce dalla comunicazione alla stampa di una sanzione disciplinare comminata in relazione, anche se indiretta, con l’ormai tristemente nota vicenda delle formiche in ospedale ed addirittura su di una paziente. Non facciamo processi alle intenzioni, non è nostra consuetudine, e siamo sicuri della buona fede, ma è indiscutibile che l’appetibilità della sanzione in questione per la stampa, per la pubblica opinione e per i contendenti nella tenzone politica, nasce esclusivamente da questa relazione e ne scaturisce che, ad una lettura superficiale, si materializza un messaggio ambiguo e fuorviante di una connessione tra quel gravissimo evento, per il quale anche ad alti livelli istituzionali fu invocato il “sabotaggio” e l’impronta della camorra, ed un atto amministrativo, che invece fu ad esso reattivo e fu adottato nell’ambito di un utilizzo improprio della professionalità e sotto una grande pressione istituzionale e mediatica. Se, come auspichiamo, un giudice annullerà la sanzione, che resterà di questa vicenda? Farà mai l’azienda un comunicato stampa annunciando il proprio “errore”, visto che di fronte ad un giudice ubi maior minor cessat?
Ma noi vogliamo approfittare dell’occasione per estendere il discorso a valutazioni di carattere più generale sui procedimenti disciplinari e sulla disparità di strumenti sanzionatori e garanzie tra parti contrattuali. Quando uscì il decreto Brunetta, che introduceva più severe norme nei procedimenti disciplinari, gli addetti ai lavori più esperti di Sanità pubblica, restarono perplessi vedendo aprirsi un fronte che facilmente avrebbe portato ad utilizzi impropri o tecnicamente discutibili dello strumento disciplinare.
Capita che si affrontino con procedimenti disciplinari “presunti” errori professionali o addirittura dichiarati eventi sentinella, i quali ultimi per direttive ministeriali vanno trattati in tutt’altro modo; in questi casi succede che proprio chi opera a maggior rischio professionale e di aggressioni, particolarmente nell’ emergenza, si sente in mezzo a più fuochi incrociati compreso il fuoco amico. Particolarmente esposti sono anche i direttori medici di presidio, e d’altra parte è consuetudine che se una squadra di calcio non ha buoni risultati, viene messo in discussione prima l’allenatore, anche se magari tutti sanno che è la stessa società ad aver operato male. Quando ci fu un tragico episodio al Loreto Mare, stimati colleghi, poi risultati incolpevoli, furono esposti alla gogna mediatica e procedimenti disciplinari, ed il direttore di Presidio pagò per colpe non sue, visto che ispettori esterni evidenziarono gravi inadempienze di Azienda e Regione, che corsero frettolosamente ai ripari. Chi mai ha riabilitato pubblicamente i colleghi?
Se un dipendente contravviene a norme contrattuali l’azienda ha il potere istruttorio e sanzionatorio ed il dipendente deve eventualmente arrivare a difendersi davanti ad un giudice. Se invece a violare norme e contratti è l’azienda, il malcapitato che ne subisce il danno è costretto, in assenza di validi sistemi di controllo interni al sistema, a rivolgersi ad un avvocato e con questi ad un giudice ed alla fine, se tutto va bene, vedrà riconosciuto un suo diritto, ma questo riconoscimento non varrà automaticamente anche per casi analoghi, che restano in essere. Intanto per i responsabili non ci sono conseguenze e Regione e Stato restano inerti. Se un atto, seppur palesemente in violazione di norme, non viene contrastato con successo in giudizio, da chi viene riconosciuto legittimato a farlo da un giudice che si riconosca competente in materia, quellatto resta e produce effetti devastanti sulla efficienza e credibilità del sistema.
Se facessimo comunicati stampa ogni volta che un’azienda viola una norma o viene condannata da un giudice, lANSA ci denuncerebbe per stalking. Nessuno si offenda, è un problema di sistema più che di persone e ciascuno, magari per semplificare lazione amministrativa, cerca di usufruire della lassità e farraginosità dei sintemi di controllo sul rispetto delle norme, ma di questo passo si entra in una pericolosa zona grigia. Basterebbe poco, ma tanta buona volontà politica, per migliorare la situazione.
Quasi due anni fa scrivemmo al Presidente Cantone proponendogli di fare una sperimentazione sul campo tendente a dimostrare il grande valore della correlazione trasparenza e rispetto delle norme – efficienza e qualità, oltre che di quella istituzionalmente affidatagli corruzione/trasparenza. In quella occasione facemmo diversi esempi pratici a supporto della nostra proposta e proponemmo la Asl Na 1 come laboratorio di sperimentazione per dimostrare che basta un’attenta e “controllata” applicazione delle norme esistenti, ancorché insufficienti, per portare, a costo zero, a grandi passi in avanti non solo in termini di efficienza e qualità del servizio e di clima lavorativo e motivazione del personale, ma anche di risparmio.
La Asl Na 1 ci sembrava che meritasse una particolare attenzione “risarcitoria”, visto che è stata forse la più tartassata di tutte, come dimostra anche il fatto che in circa dieci anni ha avuto, tra direttori generali e commissari, undici sommi dirigenti, uno solo dei quali ha completato il mandato triennale, mentre nei sette rimanenti anni se ne sono alternati ben dieci. Si provi a rileggere questa particolarità della nostra Asl alla luce della metafora dell’allenatore e della società di calcio! Quale scudetto o coppa potrebbe vincere una simile squadra? Che colpa potrà essere data ai giocatori se mancano gli elementari schemi di gioco?
A proposito siamo ancora in attesa della decisione se nella nostra azienda si uscirà dall’ennesima gestione commissariale e se sarà l’attuale commissario straordinario a continuare l’azione nella veste di direttore generale. Solo con un direttore generale si metterà per l’ennesima volta mano allatto aziendale, che dovrebbe segnare la rotta della nave, finora in balia delle onde, sperando che almeno questa volta ciò venga fatto all’insegna della efficienza e trasparenza. Ci auguriamo che su questi argomenti ci sia un intervento della politica, delle istituzioni e delle associazioni degli utenti attraverso azioni concrete e che il Presidente Cantone, o chiunque altro abbia ruolo e potere al riguardo, valuti quella nostra proposta. Noi ci stiamo ad affrontare una simile sfida!