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Gimbe: cresce la spesa sanitaria privata ma nel 40% sono prestazioni inutili
19 Febbraio 2025La spesa sanitaria privata a carico delle famiglie italiane continua a crescere, superando nel 2023 i 40 miliardi di euro, con un incremento del 26,8% rispetto al periodo 2012-2022. Tuttavia, un dato allarmante emerge dal Report dell’Osservatorio Gimbe: quasi il 40% di questa cifra è destinato a prestazioni considerate inutili, che non rispondono a reali bisogni di salute. L’indagine, commissionata dall’Osservatorio Nazionale Welfare & Salute (Onws) e presentata al Cnel, mette in luce come la spesa sanitaria totale in Italia abbia raggiunto i 176,1 miliardi di euro nel 2023. Di questi, 130,3 miliardi provengono dal sistema pubblico (74%), mentre 40,6 miliardi sono stati pagati direttamente dalle famiglie (23%). Solo il 3% (5,2 miliardi) è stato intermediato da fondi sanitari e assicurazioni. Preoccupante è la percentuale di spesa sanitaria privata a carico diretto delle famiglie (88,6%), che supera di gran lunga la soglia del 15% raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per garantire equità e accessibilità alle cure.
Secondo Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, l’aumento della spesa privata riflette tre fenomeni chiave. Il primo riguarda il sottofinanziamento pubblico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), che costringe le famiglie a sostenere direttamente una parte sempre più consistente delle spese per la salute. Il secondo fenomeno è l’ipotrofia del sistema di intermediazione, ovvero la scarsa diffusione di fondi sanitari e assicurazioni in grado di ammortizzare i costi privati. Infine, il crescente carico economico sulle famiglie porta spesso alla rinuncia delle cure, con pesanti ricadute sul benessere e sulla salute generale della popolazione.
Inoltre, il report evidenzia che quasi il 40% della spesa privata riguarda prestazioni di basso valore, come esami diagnostici inutili, visite specialistiche inappropriate o terapie inefficaci. Questi servizi sono spesso acquistati a causa di un “consumismo sanitario” diffuso o per scelte individuali non supportate da reali esigenze mediche, contribuendo così a un utilizzo inefficiente delle risorse economiche delle famiglie. A livello regionale, emergono significative disparità nella spesa sanitaria privata. La Lombardia registra la spesa pro capite più alta con 1.023 euro, mentre la Basilicata presenta quella più bassa con 377 euro. Nel 2023, circa 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a visite o esami diagnostici, di cui 2,5 milioni per motivi economici, con un incremento di 600.000 persone rispetto all’anno precedente. Le principali voci di spesa includono l’assistenza sanitaria per cure e riabilitazione, che rappresenta il 44,6% della spesa privata, e i farmaci, che ne costituiscono il 36,9%. Il Report Gimbe evidenzia anche la scarsa incidenza della sanità integrativa in Italia. La spesa intermediata da fondi sanitari e polizze ammonta a 5,2 miliardi di euro, pari al 3% della spesa sanitaria totale e all’11,4% di quella privata. Secondo Ivano Russo, Presidente di Onws, la sanità integrativa può crescere solo se effettivamente complementare al SSN, ma il suo sviluppo è ostacolato da una normativa frammentata e incompleta. Inoltre, il 31,6% della spesa intermediata viene assorbito dai costi di gestione, mentre meno del 70% è destinato ai servizi e alle prestazioni per gli iscritti. Nino Cartabellotta sottolinea che la crisi della sanità pubblica, insieme all’incapacità di garantire prestazioni tempestive, sta spostando sempre più bisogni di salute sui fondi sanitari, mettendo a rischio la loro stessa sostenibilità. La crescente domanda di servizi intermediati, infatti, rischia di sovraccaricare un sistema già fragile e incapace di soddisfare appieno le esigenze dei cittadini.
Per ridurre la spesa out-of-pocket e migliorare l’accesso alle cure, Nino Cartabellotta propone un rilancio del finanziamento pubblico del SSN, con un incremento delle risorse destinate ai servizi sanitari essenziali. Secondo il Presidente di Gimbe, è inoltre necessario sensibilizzare i cittadini sull’uso appropriato dei servizi sanitari, per evitare sprechi e prestazioni inutili. Un’altra misura suggerita riguarda la rimodulazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), per garantire una copertura più equa ed efficace delle necessità di salute della popolazione. Cartabellotta sottolinea l’importanza di un approccio integrato che unisca finanziamento pubblico, educazione sanitaria e riforme normative, per assicurare un sistema sanitario sostenibile e accessibile a tutti. Solo così sarà possibile invertire la tendenza all’aumento della spesa privata e ridurre l’incidenza delle prestazioni di basso valore che, al momento, rappresentano quasi il 40% della spesa sanitaria complessiva delle famiglie italiane.