Stabilizzazione, medici over 43 fuori dai giochi?
22 Luglio 2019Prosegue e si fa rovente la polemica sul processo che, per limiti di età, esclude i medici di medicina generale da un possibile rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Continua lo scontro su” affaire under 43″ così come è stata ribattezzata la vicenda da esponenti del Sindacato medici italiani. Si tratta dell’ultima svolta in merito ad una situazione che ha visto la levata di scudi di moltissimi camici bianchi che, da anni, attendevano pazienti che lo scorrimento delle graduatorie facesse giungere l’agognato momento di un lavoro stabile.
Così dopo le diffide legali inviate dai medici all’Ente nazionale di previdenza (Enpam) – chiamato in causa da qualche sigla sindacale quale propugnatore della svolta che penalizza i medici over 43 – è lo stesso Enpam a prendere le distanze dalla posizione che fissa il limite di età’ fra i requisiti per l’ingresso diretto alla convenzione a tempo indeterminato.
A rispondere alle accuse – come riportato da il “Quotidiano Sanità” – è lo spesso presidente della Fondazione Enpam, Alberto Oliveti che chiarisce come la mission dell’Ente consiste nel “proporre meccanismi di flessibilità in uscita ed in entrata della professione che garantiscano occupazione e continuità intergenerazionale”.
In tal senso è stato tecnicamente ipotizzato, e conseguentemente proposto alle organizzazioni sindacali deputate alla firma degli Accordi, l’istituto dell’App da parte della Fondazione.
“Appare evidente – completa Oliveti – che non spetti all’Enpam stabilire i termini applicativi e declinare le condizioni anagrafiche di accesso all’istituto. Ciò spetta, Acn per Acn, alla declinazione negoziale al tavolo della trattativa tra Sindacati e Sisac. Appare pretestuoso tirare dentro in questa polemica, tutta sindacale, la Fondazione Enpam che attende gli eventuali accordi firmati per poi presentare le sue delibere istitutive dell’App, non attualmente operative, alla determinante approvazione dei Ministeri vigilanti. Tali delibere, difatti, non impongono limiti anagrafici di accesso agli accordi, bensì li recepiscono purché coerenti con l’equilibrio previdenziale che ogni gestione deve garantire”.
Insomma l’Enpam porta alla questione un innegabile contributo di chiarezza, sia per quanto riguarda la titolarità della trattativa contrattuale, sia per l’interpretazione del dettato legislativo applicabile a questa fattispecie. Sarà sufficiente per fare qualche passo in avanti?