Stefano Bruno: “Ho la fortuna di insegnare ai bambini i valori di questo sport”
8 Giugno 2022
“Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano”. (Johan Cruyff)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un giovane e talentuoso calciatore: Stefano Bruno.
La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Per quanto riguarda me personalmente non ho avuto molte difficoltà nella ripresa dei campionati post covid anche perché, essendomi informato sulla questione, ho gestito bene la prevenzione del virus e la ripresa della “vita normale” compreso il calcio. Per quanto riguarda invece l’attività della scuola calcio Azzurra di cui mio padre ne è presidente, ho notato un cambiamento radicale nell’atteggiamento sociale dei bambini anche se l’Azzurra ha avuto negli ultimi anni un incremento importante da tutti i punti di vista anche dopo la pandemia. le scuole calcio, i bambini e le società dilettantistiche vogliono continuare con tranquillità e sicurezza perché il desiderio di giocare a calcio non manca mai.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Sicuramente l’ambiente dilettantistico ne ha risentito infatti quest’anno avendo disputato un campionato di Eccellenza ho potuto vedere da vicino tutte le difficoltà di queste società che, con restrizioni di tifosi allo stadio e l’aumento dei costi per affrontare una stagione post covid, hanno affrontato un periodo difficile. Anche con la scuola calcio i primi tempi è stato complicato gestire i programmi con delle regole nuove ma pian piano ce ne stiamo uscendo con la voglia di riprendere la vita di prima.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Avendo una famiglia di sportivi e soprattutto una scuola calcio è stato facile trasmettermi la passione per questo sport partendo in primis da mio padre che era un portiere come me e da mio nonno che è stata una figura importante per Grottaminarda nell’ambito calcistico.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Il talento e la bravura in qualsiasi sport sono la base da cui partire per una carriera promettente. La passione, la costanza e la dedizione al lavoro sono ciò che ti permettono di sfruttare tutto quello che ti ha donato la natura. Avendo giocato nel settore giovanile del Benevento, nella nazionale Under 16 e successivamente in campionati di serie d mi sono confrontato con campioni già affermati e talenti pronti ad esplodere che senza questi valori aggiunti non avrebbero mai sfondato nel calcio. Il talento è nullo senza sacrificio.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Fortunatamente ho la possibilità di insegnare ai bambini i valori di questo sport. Il primo è indubbiamente il divertimento. Quando con il loro talento e con la bravura dei tecnici con cui hanno lavorato, hanno la possibilità di affacciarsi al mondo professionistico del calcio, come già hanno potuto fare 15 dei nostri atleti nei 18 anni di attività, consiglio loro di dedicarsi con tutta la passione e con tutto il sacrificio per cercare di migliorarsi ogni giorno e sfruttare il momento giusto della carriera di ogni calciatore.