Stefano Cipriani: “Il nuoto è uno sport dove le fatiche prima o poi vengono ripagate”
11 Settembre 2022“I gesti del nuoto sono i più simili al volo. Il mare dà alle braccia quella che l’aria offre alle ali; il nuotatore galleggia sugli abissi del fondo.” (Erri de Luca)
Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un nuotatore professionista: Stefano Cipriani.
La fase pandemica più acuta sembra ormai alle spalle, anche se i continui colpi di coda non lasciano tranquilli, come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport, come ha gestito la paura del contagio e del disagio legato alle misure restrittive?
La fase pandemica è stata tragica per i nuotatori, nella prima parte della pandemia le piscine sono state chiuse e per un nuotatore è difficoltoso riprendere anche solo dopo una settimana fuori dall’acqua figurarsi per mesi interi. Nel mio caso mi sono ritrovato anche in Puglia dopo aver vissuto per più di 4 anni a Torino per studi e lavoro.
Le restrizioni ed i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni al mondo dello sport, soprattutto a quello cosiddetto minore, cosa è successo in particolare nella sua specialità?
In Puglia le strutture non hanno avuto la forza di riaprire nemmeno successivamente alla prima fase contrariamente dal nord Italia dove da settembre 2020 le attività sono riprese. Devo ringraziare la Netium di Giovinazzo e Lorenc Felequi ( ex direttore sportivo) che da Gennaio 2021 mi ha dato la possibilità di allenarmi nella loro piscina nonostante fossi tesserato per una società di Torino. Questo pero ha comportato allenamenti in solitaria e preparare il campionato italiano del 2021 senza la mia allenatrice, i compagni di squadra e con la costante paura del contagio e di un nuovo stop con conseguenti difficolta nel riprendere.
Spesso ho pensato che fosse il momento di mollare nuovamente, ma le persone a me vicine mi hanno sempre dato man forte a insistere complice la notizia dell’europeo a Roma nel 2022.
Inoltre le difficolta erano date dal fatto che per poter nuotare 3 o 4 volte a settimana dovevo percorrere 30min di auto conciliando tutto con il lavoro e innumerevoli sacrifici fatti di pranzi in macchina negli spostamenti.
Chi è stato in famiglia o tra gli amici a spingerla verso l’attività agonistica, oppure si è trattato di una sua folgorazione guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho cominciato a nuotare a 5 anni perché i miei genitori volevano imparassi, dopo a Corato mi hanno chiesto di entrare a far parte della squadra agonistica dell’ex Diamond. All’età di 15 anni ho smesso di nuotare perché il nuoto è uno sport logorante, dal punto di vista mentale e sociale per un ragazzo adolescente, per poi riprendere all’età di 21 anni nel settore master, perché era quello che sapevo fare meglio e che mi faceva star bene, con una maturità diversa e la voglia di migliorarmi sempre.
Se dovesse dare qualche consiglio utile ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità cosa suggerirebbe?
Quello che consiglio ai ragazzi più giovani è di inseguire sempre le passioni al di là di ogni impegno e difficolta e non farsi mai fermare da nulla che sia la pandemia o la difficolta nell’ottenere risultati. Perché il nuoto è uno sport dove le fatiche prima o poi vengono ripagate.