Stefano Usai: “Per vincere nella vita e nello sport devi metterci passione”
16 Agosto 2023La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?
Il peggio sembra essere passato ma tutto quello che abbiamo vissuto ha cambiato radicalmente le nostre abitudini e questo, inevitabilmente, ha condizionato (e continua a farlo) non poco il mondo dello sport. Sono maggiori i controlli sanitari e, inevitabilmente, è cresciuta la diffidenza nei confronti di avversari e persino compagni di squadra. Un esempio che può sembrare banale ma, a mio avviso, risulta essere particolarmente significativo è che non si vede più nessuno condividere una borraccia in panchina.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Restrizioni, tentennamenti e spesso situazioni che rasentavano l’assoluta incompetenza. Certamente il tutto non era così facile da gestire e adesso diventa più facile guardarsi alle spalle e capire che, con il senno di poi, molte situazioni si potevano evitare: campionati interrotti, poi ripresi ed infine totalmente soppressi. Questo è successo soprattutto nelle serie inferiori con grandi danni arrecati alle singole società sportive. Per fortuna, tutto sommato, noi siamo sempre riusciti a portare a termine nel migliore dei modi la stagione agonistica ma ripeto, così non è andata per società meno strutturate della nostra.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
La grande passione per lo sport mi è stata trasmessa da mio padre. Il vero “Bomber” in famiglia è lui. Penso che, tra i regali più belli che un padre possa donare al proprio figlio, ci sia la trasmissione “per induzione”, tramite l’esempio, dei sani valori sportivi. Quando si è piccoli tutto è gioco, quando poi si è cresciuti, l’unico modo che abbiamo per continuare a giocare è rappresentato dal cimentarsi nella pratica di un determinato sport.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Penso che la forza di volontà sia in assoluto la qualità da coltivare maggiormente. Credere sempre in se stessi, lasciando perdere chi ti dice “Chi te lo fa fare?” o peggio “Non sei abbastanza bravo!”. Se c’è un segreto in tutto quello che ho fatto è proprio che la mia autostima ha battuto di gran lunga quello che poteva essere il mio talento. C’è una canzone di Renato Zero che recita così: “E’ meglio fingersi acrobati che riscoprirsi dei nani”. Io penso di essere uno che ha fatto l’acrobata con se stesso per qualche tempo ed alla fine gli hanno creduto tutti.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Il consiglio, a mio avviso, più importante è che per vincere nella vita e nello sport, devi metterci passione, sacrificio e soprattutto umiltà. Quest’ultima ti porta a combattere quotidianamente contro te stesso per superare i tuoi limiti e migliorarti. Non vi è nulla di più edificante del fare tutto ciò. E’ il regalo più bello che ci si possa donare perché, se si ha questa mentalità, non si guarda al risultato in termini di vittoria e sconfitta (che come diceva Rudyard Kipling sono 2 truffatori) ma la sfida da vincere è solo con se stessi.