Streptococco, nei bambini può portare a complicanze renali
18 Giugno 2024L’infezione da Streptococco, che nei bambini in genere si manifesta con faringite o tonsillite, può determinare anche la glomerulonefrite acuta, una complicanza renale che può evolvere in malattia renale cronica. L’aumento dei casi di infezione che si è registrata nel corso dell’ultimo anno ha visto anche un aumento esponenziale, rispetto ai periodi precedenti, dell’incidenza delle glomerulonefriti acute post-infettive in età pediatrica. I dati sono stati raccolti in studi retrospettivi italiani e presentati all’ultimo Congresso di Società italiana di nefrologia pediatrica (Sinepe) e Società italiana di nefrologia (Sin).
I sintomi della glomerulonefrite acuta
Lo Streptococcus Pyogenes, spiegano i nefrologi, può determinare nei bambini colpiti anche la glomerulonefrite acuta, una complicanza che può portare allo sviluppo della malattia renale cronica; pertanto, invitano a “non sottovalutare i sintomi che potrebbero segnalare la presenza di questa condizione”.
La glomerulonefrite acuta – spiegano gli specialisti – è caratterizzata da presenza di sangue nelle urine (ematuria anche microscopica, ovvero rilevabile con l’esame delle urine), diuresi scarsa (escrezione di urine inferiore a 500 millilitri al giorno), gonfiore del viso o delle gambe (edemi). Un campanello d’allarme è il cambiamento nel colore delle urine, che si presentano in genere più scure (color coca cola). Un altro sintomo precoce della glomerulonefrite acuta è l’ipertensione arteriosa.
“In alcuni casi – descrive Stefano Bianchi, presidente Sin – la glomerulonefrite si presenta con sindrome nefritica, insufficienza renale rapidamente progressiva e necessità di terapia dialitica. In questa casistica minoritaria si potrebbero quindi presentare i sintomi tipici di questa condizione, come la fatigue dovuta ad anemia, le alterazioni del sonno, i crampi muscolari notturni, la riduzione dell’appetito, la nausea e il vomito. In presenza di tali sintomi – raccomanda l’esperto – è necessario rivolgersi tempestivamente allo specialista per le indagini di approfondimento. Le glomerulonefriti sono infatti tra le cause di malattia renale cronica, patologia aumentata progressivamente negli ultimi decenni, che oggi colpisce 850 milioni di persone e che entro il 2040 rappresenterà la quinta causa di morte nel mondo”.
Streptococco, in aumento i casi e l’invasività dell’infezione
Gli studi retrospettivi condotti a Milano, Varese, Napoli e in Emilia-Romagna, presentati all’ultimo Congresso della Sinepe, indicano che “nell’ultimo anno, nella popolazione pediatrica, sono raddoppiati i casi di glomerulonefrite acuta, strettamente correlati all’aumento delle infezioni da streptococco”.
Se durante la pandemia di Covid – da marzo 2020 e per tutto il biennio successivo – si è registrata una netta diminuzione del numero di ospedalizzazioni dei bambini con glomerulonefrite acuta, calo che può essere imputato alle misure di contenimento adottate in emergenza, “nel corso dell’ultimo anno c’è stata un’inversione di tendenza importante – segnala Andrea Pasini, presidente Sinepe – con un aumento esponenziale dell’incidenza delle glomerulonefriti acute post-infettive in età pediatrica, sia rispetto al biennio coinvolto nella pandemia da Sars-CoV-2, sia rispetto al biennio precedente. Le glomerulonefriti più recenti, inoltre, sembrano caratterizzate da più alti livelli di proteinuria e maggior rischio di insufficienza renale acuta”.
Questi dati – rimarcano i nefrologi – risultano in accordo con quanto riportato in letteratura riguardo l’aumentata incidenza e invasività delle infezioni streptococciche nel periodo post-pandemico, dovuta probabilmente a co-infezione con virus respiratori e agli interventi non farmacologici messi in atto durante la pandemia, che hanno avuto un impatto negativo sull’immunità della popolazione pediatrica. “Sebbene si tratti di uno studio con limiti dovuti alla ristrettezza del campione di riferimento – conclude Pasini – è evidente che i casi sono più che raddoppiati nel 2023, caratterizzati dallo sviluppo di complicanze per quasi un paziente su 10 e da un’età d’esordio risultata complessivamente maggiore”.