Superamento numero chiuso a medicina: i tempi non saranno rapidi
17 Dicembre 2018Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II di Napoli, in un intervento a tutto tondo sulle tematiche di grande attualità della sanità campana: dal percorso formativo alla carenza di specialisti.
Gaetano Manfredi, dinamico rettore dell’Ateneo Federiciano, già immagina una serie di novità per i giovani che aspirano ogni anno a qualificarsi per l’accesso alla Facoltà di medicina e parla volentieri dei problemi della Sanità, in Campania e in Italia.
“Rispetto al resto d’Europa in Italia – e lo stesso vale per la nostra Regione – è ancora molto forte il mito del medico. I giovani che sognano di entrare a far parte di questa categoria di professionisti sono in costante aumento. Tutto questo perché in Italia il sistema formativo è di alta qualità e se ne ha una rapida constatazione con il successo che hanno i medici italiani all’estero”.
Rettore Manfredi, sono in costante aumento i contestatori del numero chiuso a medicina. Sembra che i test consentano l’accesso a chi studia di più per superare i quiz. Ma con i quiz non sempre si diventa buoni medici…
“Si è parlato e si parla molto del superamento del numero chiuso. Bene, sono convinto che è impossibile arrivare al superamento del numero chiuso in tempi rapidi”.
Rettore, vengono criticati i test.
“Questo è un altro problema. E’ possibile intervenire sui test di ammissione cambiandoli. Ma bisogna tenere presenti alcuni fattori importanti: la preparazione di un bravo medico richiede tempo, pazienza e dal punto di vista economico è molto costosa. Oggi il contingente di ingresso per chi sogna di diventare medico è di circa 10 mila persone, il contingente può essere aumentato in tempi molto brevi portandolo a 15mila studenti. Il dimensionamento non viene effettuato dai singoli Atenei ma avviene in base a un algoritmo del ministero della Sanità. La platea di persone che ogni anno è in fila con la speranza di poter entrare in una facoltà di medicina è di 80 mila persone, il che significa che con l’organizzazione che c’è stata finora restano fuori ogni anno circa 70 mila studenti”.
La Sanità convenzionata lamenta da molto tempo la carenza di medici e infermieri. Il presidente della Sezione Sanità dell’Unione Industriali chiede aiuto per i suoi associati che rischiano di dover assumere medici provenienti dall’India o dal Nord Europa.
“Prendo atto dello sfogo del dottore Schiavone, medico che ha dovuto dedicarsi alla gestione amministrativa della Sanità. Ha perfettamente ragione quando parla di carenze di specialisti perché l’accesso alla specializzazione è inferiore di almeno il 20 per cento rispetto al numero di laureati in medicina. Ha ragione il presidente della sezione Sanità dell’Unione quando lamenta la carenza di ortopedici e chirurghi in genere. Si tratta di professioni che al momento sono diventate molto rischiose perché tanti pazienti, molto spesso a torto, decidono di fare causa allo specialista che li ha curati. Gli specialisti italiani, grazie alla loro preparazione, trovano lavoro in Germania, Austria, Svizzera, Inghilterra. Questo mi aiuta a dire che il sogno di fare il medico non va impedito a nessuno”.
Come si può venir fuori da un problema apparentemente non risolvibile?
“Si dovrebbe arrivare alla laurea abilitante. Una laurea che prepara i giovani specialisti utilizzando in contemporanea un binomio importante: le Facoltà di Medicina e l’intera rete ospedaliera indispensabile per consentire al giovane laureato di avere una specializzazione molto forte anche dal punto di vista assistenziale anche perché un bravo specialista non viene formato esclusivamente in Università”.