Tanto tuonò che formicò
16 Gennaio 2019Adesso è caos: lenzuola “sabotanti” per otturare scarichi; formiche per tutti i buchi; crolli di soffitti e infiltrazioni d’acqua; bar sotto sequestro e parcheggiatori abusivi; telefonini “immortalatori” che spuntano come funghi.
Tra formiche in corsia (nonostante trenta interventi di disinfestazione), operatori e pazienti costretti, nelle giornate di pioggia, a fare lo slalom tra secchi colmi d’acqua a causa delle infiltrazioni e la TAC di ultima generazione guasta dal 26 dicembre scorso, l’ospedale San Giovanni Bosco sembra davvero non trovar pace: ieri notte sono crollati i pannelli della controsoffittatura della sala parto, interdetta già da tempo a causa proprio delle famigerate infiltrazioni d’acqua che attanagliano gran parte del fatiscente nosocomio napoletano. Un’altra tegola che si abbatte sul presidio della Doganella, ormai veramente al collasso: la facciata dell’edificio sarebbe indegna anche in un paese del Terzo Mondo, il bar risulta sequestrato dal dicembre scorso, il parcheggio è preda di alcuni agguerriti abusivi e nei corridoi regna la più completa anarchia.
Il caso formiche sembra aver scoperchiato un vaso di pandora degli orrori: nonostante gli annunci del direttore generale Mario Forlenza, interi reparti vanno verso la chiusura e da più parti si parla di sabotaggi. Resta il fatto che la situazione di collasso del San Giovanni Bosco è figlia di decenni di disinteresse e inefficienza: pensare di metterci una toppa e raddrizzare le cose in pochi mesi è un’offesa all’intelligenza e alla pazienza degli operatori sanitari e dei pazienti che ogni giorno frequentano il nosocomio di via Briganti. Intanto con un semplice telefonino, ogni cittadino si fa cronista della crisi e dell’agonia del San Giovanni Bosco: ormai un gigante di cemento armato destinato alla morte se non si invertirà la rotta.