Te la do io la pensione
23 Febbraio 2019Storie di ordinari soprusi e di grandi ingiustizie in una “normale” visita di controllo per la verifica sullo stato del paziente invalido. E questo anche quando si tratta di malattie cronico-degenerative.
Quis custodiet ipsos custodes?. L’antico ammonimento di Giovenale, “chi controlla il controllore” trova oggi drammatica attualità sull’operato di numerosi dirigenti sanitari di primolivello preposti al riconoscimento di “ristoro economico” (Inps, Inail, Invalidi civili) abituati a fare il “bello e cattivo tempo” sulla pelle della povera gente e, oltretutto, non rientranti nella legge nazionale 190/2012 per la prevenzione e la corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione che prevede la rotazione dei dirigenti. Eppure, soprattutto all’Inps, accade che i medici delegati al controllo delle “invalidità” – riconosciute a tanta povera gente, la maggior parte inoltre impossibilitata a lavorare e a produrre benessere per se e la propria famiglia – vengano presi spesso da una sorta di “delirium omnipotens”, privando dei sostentamenti concessi in precedenza dai loro colleghi medici, senza “controllo” e troppo spesso trattando con sfacciata arroganza l’interlocutore sottoposto a visita di controllo.
E quanto accaduto ad una signora in visita di controllo per la riduzione dell’invalidità precedentemente assegnata per un serio intervento chirurgico, all’Inps di Castellammare di Stabia, ne è l’emblema. Ricevuta da un equipe formata da tre, si suppone medici, una dottoressa con camice e due altre persone (una donna con camicetta e pullover senza alcun cartellino identificativo ed un signore al computer sempre in abiti sportivi) veniva sottoposta ad una serie di domande: dal perché la scelta di quel determinato ospedale per l’intervento (domanda ripetuta più di una volta con “disappunto” nel volto) e critica successiva sul tipo di ferita visibile e, soprattutto, sulle terapie post intervento. Una serie di domande che nulla hanno a che vedere con la rideterminazione dell’invalidità ma che sono diventate causa di grosse preoccupazione e disorientamento nel soggetto “visitato”, lasciato, malgrado i consigli professionali della signora in camice, in uno stato ansioso a causa di “professionisti” dimentichi del giuramento d’Ippocrate e quasi “infastiditi” dal proprio lavoro.