Telemedicina, che ruolo avrà con la fine della pandemia?
28 Aprile 2023Nonostante il rapido aumento di popolarità della telemedicina, incentivato dalla pandemia, medici e pazienti preferiscono ancora l’assistenza di persona, secondo uno studio pubblicato su Health Affairs.
La telemedicina può offrire, infatti, un maggiore accesso alle cure ma le preoccupazioni sulla qualità e sui problemi tecnici possono impedire alle visite video di diventare una parte importante delle cure primarie. E con l’emergenza COVID-19 destinata a concludersi, anche molte attenzioni e investimenti tecnologici verranno meno.Di conseguenza, la telemedicina potrebbe rimanere sottoutilizzata senza ulteriori investimenti nella tecnologia degli esami fisici virtuali, nei flussi di lavoro clinici integrati, nell’educazione dei pazienti e nelle infrastrutture per le comunità svantaggiate.
Per questo i ricercatori della Harvard TH Chan School of Public Health hanno condotto due sondaggi: uno da febbraio a maggio 2021 tra i medici di base e l’altro da aprile a maggio 2021 tra i pazienti.
Dei 337 medici di base, il 90% ha affermato che le loro visite video sono andate bene. I pazienti hanno concordato, con il 90% dei 1417 pazienti che ha giudicato in maniera positiva l’assistenza telematica.
Tuttavia, l’80% dei medici ha affermato che preferirebbe fornire la maggior parte delle cure di persona dopo la pandemia e coloro che hanno affrontato sfide tecnologiche significative erano più propensi a esprimere questo sentimento.
Tra i pazienti invece solo il 64% dei pazienti ha preferito un ritorno alle visite di persona. I pazienti più anziani (85%) e quelli con meno istruzione (81%) erano più propensi a preferire le visite di persona: una spiegazione sarebbe dovuta, secondo gli autori, al “divario digitale”, che in genere favorisce i più giovani e ricchi. Infatti, sebbene i pazienti più anziani abbiano problemi medici più complessi che spesso è meglio affrontare di persona, è possibile che la mancanza di accesso o la sfiducia nelle piattaforme virtuali impedisca loro di interagire con la tecnologia.
Un particolare focus è poi stato fatto su eventuali problemi tecnici e sulla qualità delle cure. Tra i partecipanti, infatti, si sono evidenziati alcuni problemi riguardanti la qualità dell’assistenza virtuale.
In particolare; infatti, le maggiori difficoltà hanno riguardato la rilevazione accurata dei parametri fisici richiesti, come i basilari segni vitali (pressione cardiaca, battito, respiro…).Inoltre, i problemi tecnici, come la scarsa connettività Internet e la scarsa qualità audio o video, erano comuni e interessavano almeno il 52% dei medici e il 23% dei pazienti.
Tuttavia, i pazienti hanno giudicato le visite virtuali in modo più favorevole, con più della metà (51%) che ha riportato un’esperienza equivalente agli appuntamenti di persona. Solo il 29% dei medici si è sentito allo stesso modo, mentre il 60% ha affermato che la qualità delle cure e della visita video era peggiore.
Le percezioni della qualità variavano a seconda del tipo di cura. Ad esempio, la maggior parte dei medici (75%) e dei pazienti (88%) ha riferito che le visite video per la salute mentale o il triage dei sintomi di COVID-19 erano equivalenti o migliori degli appuntamenti in ufficio. Ma altri tipi di assistenza non sono andati altrettanto bene. Circa la metà (46%) dei medici ha affermato che le visite video erano inadeguate per la gestione delle condizioni croniche e oltre il 60% ha ritenuto che l’assistenza virtuale non fosse l’ideale per cure preventive o problemi acuti.
I ricercatori concludono che, sebbene i miglioramenti agli strumenti diagnostici domiciliari potrebbero migliorare sia la qualità che la fiducia nella telemedicina, l’assistenza primaria virtuale sarà probabilmente limitata nell’immediato futuro. Sarà quindi necessaria un’analisi a livello sociale e politico per poter mettere in campo le risorse per sostenere l’assistenza sanitaria virtuale e trovare le migliori soluzioni per investire nella medicina online.
La telemedicina può offrire, infatti, un maggiore accesso alle cure ma le preoccupazioni sulla qualità e sui problemi tecnici possono impedire alle visite video di diventare una parte importante delle cure primarie. E con l’emergenza COVID-19 destinata a concludersi, anche molte attenzioni e investimenti tecnologici verranno meno.Di conseguenza, la telemedicina potrebbe rimanere sottoutilizzata senza ulteriori investimenti nella tecnologia degli esami fisici virtuali, nei flussi di lavoro clinici integrati, nell’educazione dei pazienti e nelle infrastrutture per le comunità svantaggiate.
Per questo i ricercatori della Harvard TH Chan School of Public Health hanno condotto due sondaggi: uno da febbraio a maggio 2021 tra i medici di base e l’altro da aprile a maggio 2021 tra i pazienti.
Dei 337 medici di base, il 90% ha affermato che le loro visite video sono andate bene. I pazienti hanno concordato, con il 90% dei 1417 pazienti che ha giudicato in maniera positiva l’assistenza telematica.
Tuttavia, l’80% dei medici ha affermato che preferirebbe fornire la maggior parte delle cure di persona dopo la pandemia e coloro che hanno affrontato sfide tecnologiche significative erano più propensi a esprimere questo sentimento.
Tra i pazienti invece solo il 64% dei pazienti ha preferito un ritorno alle visite di persona. I pazienti più anziani (85%) e quelli con meno istruzione (81%) erano più propensi a preferire le visite di persona: una spiegazione sarebbe dovuta, secondo gli autori, al “divario digitale”, che in genere favorisce i più giovani e ricchi. Infatti, sebbene i pazienti più anziani abbiano problemi medici più complessi che spesso è meglio affrontare di persona, è possibile che la mancanza di accesso o la sfiducia nelle piattaforme virtuali impedisca loro di interagire con la tecnologia.
Un particolare focus è poi stato fatto su eventuali problemi tecnici e sulla qualità delle cure. Tra i partecipanti, infatti, si sono evidenziati alcuni problemi riguardanti la qualità dell’assistenza virtuale.
In particolare; infatti, le maggiori difficoltà hanno riguardato la rilevazione accurata dei parametri fisici richiesti, come i basilari segni vitali (pressione cardiaca, battito, respiro…).Inoltre, i problemi tecnici, come la scarsa connettività Internet e la scarsa qualità audio o video, erano comuni e interessavano almeno il 52% dei medici e il 23% dei pazienti.
Tuttavia, i pazienti hanno giudicato le visite virtuali in modo più favorevole, con più della metà (51%) che ha riportato un’esperienza equivalente agli appuntamenti di persona. Solo il 29% dei medici si è sentito allo stesso modo, mentre il 60% ha affermato che la qualità delle cure e della visita video era peggiore.
Le percezioni della qualità variavano a seconda del tipo di cura. Ad esempio, la maggior parte dei medici (75%) e dei pazienti (88%) ha riferito che le visite video per la salute mentale o il triage dei sintomi di COVID-19 erano equivalenti o migliori degli appuntamenti in ufficio. Ma altri tipi di assistenza non sono andati altrettanto bene. Circa la metà (46%) dei medici ha affermato che le visite video erano inadeguate per la gestione delle condizioni croniche e oltre il 60% ha ritenuto che l’assistenza virtuale non fosse l’ideale per cure preventive o problemi acuti.
I ricercatori concludono che, sebbene i miglioramenti agli strumenti diagnostici domiciliari potrebbero migliorare sia la qualità che la fiducia nella telemedicina, l’assistenza primaria virtuale sarà probabilmente limitata nell’immediato futuro. Sarà quindi necessaria un’analisi a livello sociale e politico per poter mettere in campo le risorse per sostenere l’assistenza sanitaria virtuale e trovare le migliori soluzioni per investire nella medicina online.