Trapianti: L’esperienza di un medico di famiglia
15 Aprile 2023La consuetudine del medico di famiglia con i problemi della vita e della morte, lo individua nel complesso capitolo della donazione degli organi come un tessuto connettivo che lega le parti, rassicura i dubbi e le diverse esigenze nel rispetto del paziente e della famiglia a cui tocca la cura del cadavere.
L’uomo della strada è perplesso sulle ragioni della scienza, sul suo apparato che estrae, taglia, collega e ha la convinzione di essere più un donatore che un probabile ricevente.
Da tempi antichi gli hanno insegnato un decalogo della buona morte. Furono sotterrati gli antenati, i genitori e divennero un humus di vita da rivisitare con la speranza di scoprirli intatti e… poteva accadere come giustificazione del corpo a riproporsi nella sua integrità, un “unicum” nell’attesa della risurrezione. Quanto incida tutto questo sul problema del prelievo di organi da cadavere è difficile dirlo. Forse ci sono le ragioni di tutti nella speranza che un progetto di genetica medica e di abilità superi limiti e problematiche della donazione, la sottragga alla violenza e al malaffare, molto spesso, ad essa connessa e crei, come per il cuore artificiale, organi diversi senza sangue, frutto del lavoro intelligente dell’uomo. Molti sono convinti che un atto di donazione se dovrà avvenire avverrà con la consapevolezza che i trapianti sono l’unica possibilità di sopravvivenza per tutti noi.