Trattamento di sintomi e disturbi della menopausa, ostacoli da superare
16 Novembre 2023Ogni anno, più di 47 milioni di donne in tutto il mondo entrano in menopausa. Tuttavia, sia la perimenopausa che la menopausa sono spesso ancora considerate argomenti tabù e oggetto di stigma. Un problema che può coinvolgere anche il rapporto tra clinici e pazienti.
È uno dei temi più complessi di cui si è discusso anche recentemente, in occasione della ‘Giornata mondiale della menopausa’, che si è tenuta il 18 ottobre scorso. «Questo argomento, a mio avviso, rientra in qualche modo nell’ambito della medicina di genere, per cui effettivamente le donne per certi punti di vista, soprattutto come pazienti, non sono ancora completamente accolte dal medico» afferma Veronica Calabrò, componente della Commissione Endocrinologia Ginecologica AME (Associazione Medici Endocrinologi), coordinata da Cecilia Motta, e dirigente medico della SS Endocrinologia affiliata alla SC Medicina Clinica presso l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Ospedale di Cattinara) di Trieste. «Alla base potrebbe esserci anche un difetto comunicativo da entrambe le parti, quindi non soltanto da parte del clinico» precisa Calabrò.
«Tra l’altro» aggiunge «il discorso della perimenopausa e della menopausa costituisce un tabù ed è stigmatizzato perché riguarda argomenti che non sono agevoli da trattare, proprio in ambito medico, in quanto legati alla sessualità e specificamente alla sfera sessuale femminile». Questo è il punto di partenza del problema, secondo la specialista, «anche perché la nostra società che sembra apparentemente libera e priva di pregiudizi, in realtà non lo è. E questo può mettere la donna in difficoltà nell’esporre problematiche così intime e coinvolgenti su diversi piani: non soltanto su un piano fisico, ma anche di tipo sessuale. Ciò rende complesso alla paziente mettere a nudo i problemi così come al medico cogliere questi aspetti. Personalmente» osserva la specialista «sono dell’idea che il confronto delle pazienti con donne medico sia sempre positivo. Sicuramente anche perché il discorso menopausa tocca tanti ambiti, non soltanto meramente fisici (rischio aumentato cardiovascolare e di osteoporosi fratturativa) ma anche argomenti più delicati (quali per esempio il desiderio ipoattivo e la comparsa di sintomi genito-urinari) per i quali spesso si innalza tra medico e paziente una barriera difficile da superare da ambedue le parti». Da quanto emerge dai media, rileva Calabrò, queste difficoltà in generale sembrano essere minori nel mondo anglosassone.
Un altro punto che viene denunciato riguarda il fatto che i sintomi della menopausa sono spesso diagnosticati in modo errato e l’educazione e la consapevolezza dei medici sulla menopausa sono preoccupantemente basse. «Certo, è un processo in divenire e tanti interventi si stanno facendo per porvi rimedio, basti pensare che l’AME ha creato ex novo una Commissione che coordina un gruppo di endocrinologi e ginecologi che si occupano del tema dell’endocrinologia ginecologica. Questo rappresenta già un segnale di un maggiore grado di consapevolezza e sensibilizzazione e noi, come medici, ci siamo muovendo per andare incontro a queste tematiche e risolvere problematiche che prima erano un po’ defilate. È senz’altro un argomento ‘caldo’ sul quale operiamo per aumentare le nostre conoscenze e le nostre informazioni in modo finalizzato per il bene delle pazienti, sempre nell’ottica della medicina di genere che vede finalmente la donna acquisire, nel ruolo di paziente, un’importanza sempre maggiore».
Circa il 30-50% di tutte le donne soffre dei sintomi della menopausa, che possono influire sulla qualità della vita e sulla fiducia in se stesse e nelle relazioni; eppure, tutti questi sintomi sono in netto contrasto con il loro atteggiamento nei confronti della vita tanto che i sondaggi mostrano come le donne sopra i 50 anni di età sappiano cosa vogliono e siano più sicure di sé. Molte donne, per questo, percepiscono quindi la menopausa come “ancora un ostacolo da superare”. Riguardo a questo contrasto, «innanzitutto» afferma Calabrò «mi piace ricordare che la menopausa è un processo fisiologico (poi un discorso a parte è quello che riguarda la menopausa precoce, quindi nelle donne sotto i quarant’anni). Questo processo fisiologico porta non tutte ma una quota di donne ad avere dei sintomi che compromettono in maniera importante la loro qualità di vita e su queste bisogna agire. Quindi, non si deve considerare la menopausa come una malattia, perché di fatto non lo è, però è un passaggio fisiologico che potrebbe determinare nel tempo in maniera importante una sensazione di malessere, e comunque un insieme di sintomi, che hanno un impatto sulla qualità di vita. È su questo che il clinico deve agire; cioè, laddove vi sia la presenza di sintomi importanti che effettivamente recano disagio alla paziente, valutando poi il rischio di ciascuna per effettuare un trattamento sartoriale. Una volta valutato che i benefici superino i rischi, si può allora prendere in considerazione anche la terapia sostitutiva ormonale per aiutare queste donne».
Il fatto che ci sia una dicotomia tra sintomi menopausali e l’emergere di un ruolo di una donna più volitiva e ‘che si fa strada’, secondo Calabrò «è un dato sociologico di cui non ci occupiamo, mentre il nostro compito è quello di curare dei disturbi o dei sintomi, ed è su tale compito che dobbiamo concentrarci, ponendo ovviamente sempre attenzione al colloquio con la singola persona».