Per il cancro ai polmoni la prevenzione diventa più che fondamentale vitale. Adesso c’è la prova, la dimostrazione nel mondo reale del fatto che sottoporre a controlli annuali le persone a rischio permette davvero di diagnosticare prima questo tumore big killer, con più speranze di curarlo. A promuovere un approccio di prevenzione secondaria che il nostro Paese intende adottare su scala nazionale (“Spero che l’Italia diventi la prima nazione Ue ad avere uno screening per il cancro del polmone”, ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci nel marzo scorso, ospite a Roma dell’evento Adnkronos Q&A ‘Salute e sanità, una sfida condivisa’) è uno studio condotto sui veterani Usa e pubblicato su ‘Cancer’, rivista dell’American Cancer Society.
Il carcinoma polmonare, ricordano gli autori, è la principale causa di morte per cancro nel mondo e nella maggior parte dei casi viene scoperto quando ormai è in stadio avanzato. Ci sono raccomandazioni secondo cui gli adulti di età compresa tra 50 e 80 anni, che fumano almeno 20 pacchetti all’anno o che hanno smesso di farlo entro i 15 anni precedenti, dovrebbero sottoporsi ogni anno a esami imaging per la diagnosi precoce di tumore al pomone. Diversi trial clinici hanno confermato l’utilità di questo tipo di screening, ma i dati di real-life sono limitati. Da qui l’idea di valutare l’impatto effettivo del programma tra i pazienti seguiti dalla Veterans Health Administration, il sistema di assistenza sanitaria attivo negli States rivolto ai veterani, che avevano ricevuto una diagnosi di cancro ai polmoni nel periodo 2011-2018.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Correlati