Turni massacranti, gli infermieri scrivono a De Luca

Turni massacranti, gli infermieri scrivono a De Luca

21 Gennaio 2023 Off Di La Redazione

L’amaro sfogo  di chi è impegnato un prima linea per assicurare l’assistenza ai cittadini  campani.

 

Sono sfiniti per gli organici inadeguati che pesano sul lavoro di tutti i giorni. Per turni esasperanti e carichi di lavoro insostenibili. Siamo amareggiati e scoraggiati. Per le continue mortificazioni verbali, le aggressioni, le pistole puntate alla tempia”. E’ un passaggio della denuncia/appello consegnata al Governatore Vincenzo De Luca da Teresa Rea, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli, dopo le due gravissime aggressioni (Acerra e Calata Capodichino) “ma soprattutto dopo il drammatico suicidio di un infermiere”.
    “Il collega si è suicidato”, ricorda la presidente Rea, “perché non ha più retto ai logoranti ritmi di lavoro”.
    “A testimonianza del fatto – aggiunge la Rea – che quello che noi svolgiamo è un lavoro altamente usurante”.
    “A quanto fin qui già detto – continua la Rea – va aggiunto un mancato ricambio generazionale frutto di un decennale blocco delle assunzioni, di una pandemia che non finisce, dell’annosa carenza di organici e delle tante difficoltà di una professione di frontiera, mal pagata e senza alcuna prospettiva di carriera.
    mentre non c’è traccia di valorizzazione professionale e di carriera. Tantomeno di gratifiche economiche. E allora devo dire che la misura è colma. I colleghi sono stufi delle pacche sulle spalle, degli “angeli” e degli “eroi”. Gli infermieri di Napoli chiedono che sia riconosciuta dignità alla loro professione che è a rischio demansionamento per la grave penuria di personale di supporto e modelli organizzativi sostenibili che ci obbligano a lavorare in costante emergenza, ammalandoci più e peggio di ogni altra categoria, rinunciando a ferie, permessi, progetti di carriera e di vita. Infine, nell’esclusivo interesse della difesa del sistema sanitario pubblico, quindi dei cittadini, diciamo che bisogna finirla con i tagli degli ultimi venti anni in cui la salute è stata considerata un costo anziché un investimento per la collettività”.