Un libro per non dimenticare chi dimentica
4 Dicembre 2018Manuela Donghi racconta l’alzheimer ed apre una finestra sul mondo dell’oblìo di quel milione e 250mila italiani che sono colpiti da una qualche forma di demenza.
E’ stato presentato a Sant’Arsenio nella Sala Cultura della Banca Monte Pruno, il libro “Visto con i tuoi occhi” (Giuliano Ladolfi Editore) scritto da Manuela Donghi, giornalista televisiva e radiofonica che vanta numerose partecipazioni a programmi quali “Di Martedì” e “Detto da Voi”.
L’iniziativa nasce dalla consolidata partnership tra la BCC Monte Pruno ed il Circolo Banca Monte Pruno. Presenti all’evento il presidente del Circolo, Aldo Rescinito, il Direttore Generale della BCC Monte Pruno, Michele Albanese e la dottoressa Maria Consiglia Viglione. La relazione sul libro è stata affidata al giornalista Giuseppe D’Amico. Per questo libro, che si avvale della presentazione del giornalista Federico Buffa, volto noto di SKY, Manuela Donghi si è ispirata al proprio vissuto durante la lunga malattia della nonna e racconta il viaggio nel mondo parallelo dei malati di Alzheimer attraverso lo sguardo di un’adolescente. A fare da filo conduttore alla narrazione è l’incontro-scontro tra la spensieratezza tipica dell’età della protagonista e la cruda realtà della malattia, effettivamente sperimentata dall’autrice nel lungo e difficile periodo della malattia della sua amata nonna. Un libro particolarmente interessante perché aiuta a capire il difficile rapporto dei familiari con pazienti affetti da Alzheimer, una patologia difficile da curare che crea notevole problemi in una famiglia che deve affrontare tale problematica. La presentazione del libro è stata organizzata proprio per poter apportare un contributo per far conoscere l’Alzheimer e cercare di aiutare in qualche modo quelle persone che si ritrovano a dover convivere con questa problematica. Solo in Italia si stimano 1.241.000 casi che purtroppo, visto il rapido diffondersi nella malattia, sono destinati ad aumentare. “Il cambiamento del rapporto uomo-medicina e, quindi, uomo-informazione, ha spiegato Geppino D’Amico nel corso della presentazione, ha fatto sì che nel corso degli ultimi decenni venissero pubblicati numerosi libri dedicati proprio a questi argomenti. Libri nei quali gli autori parlano del rapporto diretto con la malattia; libri che parlano del rapporto tra autore e un familiare affetto da gravi patologie. Ne è nato un nuovo genere letterario che qualcuno ha definito “editoria del dolore”. Naturalmente, il fronte si è subito spaccato in due tra coloro i quali ritengono che questo tipo di letteratura non serva a niente e coloro i quali ritengono, al contrario, che la letteratura è utile in quanto è una pratica basilare per imparare a vivere. Il grande merito di questa forma di autobiografismo, grazie anche alla notorietà degli autori, è quello di avere reso il malato “visibile” anche perché in precedenza c’era una tendenza a nascondere certe malattie quasi come se fosse una colpa. Invece, non è così come ci ha dimostrato proprio in questi giorni un campione del calcio, Gianluca Vialli, che sta lottando contro il male ed ha pubblicato per Mondadori il libro “Goals. 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili”. Tornando all’Alzheimer, continua D’Amico, i numeri non inducono all’ottimismo anche perché i pazienti affetti da Alzheimer sono aumentati rispetto a quando Manuela Donghi ha scritto il libro. Oggi, ogni 3 secondi nel mondo una persona sviluppa una forma di demenza. Le persone colpite sono 47 milioni, numero destinato a triplicarsi entro il 2050 raggiungendo i 152 milioni. In Italia si stimano, ad oggi, 1.241.000 casi. È quanto emerge dal Rapporto mondiale Alzheimer 2018 sullo “Stato dell’arte della ricerca sulla demenza’, diffuso nel settembre scorso, in occasione della XXV Giornata Mondiale Alzheimer da Adi (Alzheimer’s Disease International) e, in Italia, dalla Federazione Alzheimer. Il report mette in evidenza come nel 2018 la demenza sia diventata una malattia da mille miliardi di dollari, nonché settima causa di morte in tutto il mondo. Non esiste ancora una cura, e molti Paesi non sono ancora dotati di strumenti diagnostici adeguati, di facile accesso agli studi clinici, di medici e ricercatori specializzati. Già il Rapporto 2016 rivelava come la maggior parte delle persone con demenza nel mondo deve ancora ricevere una diagnosi, oltre a un’assistenza sanitaria completa e continua. È importante parlare di questa malattia ed è importante la ricerca. La ricerca, però, necessità di fondi e sappiamo che in Italia in questo campo non è che si investa molto. Proprio per questo, parte del ricavato del libro, realizzato in collaborazione con Korian Italia (leader europeo nella gestione di residenze per la terza e quarta età), sarà devoluto all’Associazione “Amici del Centro Dino Ferrari”. Questa associazione, voluta da Enzo Ferrari in memoria del figlio, termina il giornalista Geppino D’Amico, sostiene e promuove le attività di ricerca scientifica del Centro nel campo delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative”.