Una “Casa della salute” per stare al passo con i tempi
14 Novembre 2018La proposta del presidente dell’Ordine dei medici di Napoli, Silvestro Scotti: “Concentrare la punta avanzata dell’assistenza territoriale in un’unica struttura che insieme ai medici di famiglia, potrebbe ospitare una farmacia, un ambulatorio territoriale ed anche una guardia medica.
L’allarme di Federfarma Napoli sulla migrazione sanitaria in città provocata dalla carenza di medici di famiglia andati in pensione non sorprende Silvestro Scotti. Da presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Napoli e provincia, ma soprattutto come medico di medicina generale e segretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), Scotti rilancia.
“La situazione non è bella soprattutto per i cittadini, ma da tempo abbiamo chiarito alle Asl ed alla Regione che in Campania il futuro assistenziale è nero se non si interviene rapidamente”.
Molto probabilmente servono altri medici di medicina generale. Questo potrebbe essere il sistema per uscire dall’attuale emergenza.
“Potrebbe essere una soluzione ma è necessario fare un discorso di maggiore respiro. Bisogna migliorare la risposta sul territorio e, quando si affronta questo problema, bisogna tenere presente che il primo impatto con i cittadini lo hanno i medici di medicina generale, poi vengono le farmacie e le strutture territoriali delle aziende sanitarie che in alcune realtà non sono a pieno regime”.
Presidente Scotti, parliamo dei medici che mancano e della migrazione sanitaria dei pazienti che a Napoli già rappresenta una problema. Che fare?
“Parliamo prima dei pazienti. A Napoli su una popolazione di un milione di abitanti al momento è tarato sui milletrecento assistiti il numero di pazienti per ciascun medico di medicina generale, mentre i <massimalisti> hanno accettano fino a millecinquecento cittadini da assistere. In un futuro molto prossimo dovranno diminuire gli ambulatori dei medici di famiglia perché su una popolazione di un milione di abitanti vale il parametro di un medico ogni mille abitanti, quindi in città c’è bisogno di circa 770 medici. Oggi la sanità chiede integrazione che si può ottenere realizzando nei diversi quartieri le Case della Salute”.
Che significa, dottore Scotti? Quale ente dovrebbe realizzarle e chi dovrebbero ospitare?
“Io lavoro a Bagnoli con altri colleghi. La Casa della Salute dovrebbe essere organizzata dalle Istituzioni. In un unico palazzetto potrebbero lavorare i medici di medicina generale, una farmacia, un ambulatorio territoriale. Le Asp (aziende di servizi alla persona) prevedono che nella Casa della Salute sia aggregata la guardia medica. Così come l’unione di più medici di famiglia deve essere organizzata com’è previsto dalla legge di programmazione: oltre al medico deve esserci un infermiere e un operatore sanitario. Così come chiedo: che aspettiamo per autorizzare il medico di medicina generale a fare le spirometrie e ad utilizzare ecografo e altri strumenti diagnostici? Sono in aumento l’invecchiamento e la cronicità e non credo sia giusto per chi ha una bronchite aspettare la prescrizione di uno specialista per preparare il piano terapeutico”.
Secondo lei la Casa della Salute risolverebbe gli attuali problemi?
“Quasi certamente. Bisogna viaggiare, guardarsi intorno e comprendere come funziona la sanità in altre Nazioni. In Germania quella che identifico come Casa della Salute è organizzata con personale medico che in ambulatorio sottopone i pazienti oncologici a chemioterapia”.
Come si ferma la migrazione dei cittadini?
“Non mi risulta che l’Asl effettui dei monitoraggi sugli studi dei medici di famiglia, invece questo censimento sarebbe importante perché, per fare un esempio, in città nessuno vuole andare a Pianura. Il giovane collega che entra nel mondo dei medici di medicina generale sa già che l’Asl per i primi due anni gli può indicare l’area da occupare. Si eviterebbe il sovraffollamento di studi e si colmerebbero alcuni buchi. Fra l’altro siamo vicini al numero di sanitari necessari per assistere la popolazione napoletana perché ogni anno entrano in servizio circa 200 nuovi colleghi. Deve essere organizzata correttamente la loro attività dando anche indicazioni dell’area da occupare”.