Una morte evitabile
21 Gennaio 2019Ferma presa di posizione del sindacato Umus-Smi in merito alla tragica vicenda di Anna Siena, la 36enne deceduta dopo essere stata dimessa, due giorni fa, dall’ospedale vecchio Pellegrini di Napoli.
“Vittima di una organizzazione che inevitabilmente soccombe al superaffollamento dei Pronto Soccorso napoletani, conseguente ad una visione ospedalocentrica della Sanità Regionale, questo è il verosimile significato, dell’evitabile sacrificio della vita di Anna”, questo l’inizio dell’articolato commento del sindacato, che prendendo spunto dalla tristissima vicenda di cronaca, illustra il suo contributo di proposte, per migliorare il sistema organizzativo dell’emergenza, a firma del responsabile nazionale, Gennaro Bassano.
“In una vera visione integrata tra ospedale e territori, bisogna partire dal punto fermo per cui P. S. siano i luoghi dove trattare i codici Gialli e Rossi – continua la nota – e non il luogo deputato alla funzione di un filtro, attraverso cui veicolare tutte le emergenze urgenze, spingendo l’utenza ad un suo improprio utilizzo finanche per i codici bianchi.
Non è immaginabile, infatti, che gli studi dei medici di famiglia e dei pediatri possono essere il luogo per trattare emergenze ed urgenze riferibili a codici bianchi e verdi, perché già oberati dei loro compiti istituzionali prescrittivi, vaccinali, di screenig e di visite ambulatoriali programmate, per cui va lasciato loro tempo, fuori dall’ambulatorio i medici, possano dedicarlo all’assistenza domiciliare dei pazienti fragili e cronici, che troppo spesso ricevono un’assistenza a macchia di leopardo o addirittura assente…”
Quindi, il suggerimento dell’Umus di coinvolgere nel processo i professionisti dell’ex guardia medica : “Incentivare e monitorare l’utilizzo dei Presidi territoriali di Continuità Assistenziale ex Guardia Medica, i cui medici di medicina generale, a quota oraria sono deputati, avendo negli anni sviluppato le competenze professionali e la sensibilità, al trattamento dei codici di bassa gravità, in ambulatorio e a domicilio dell’utenza. Tale scelta avrebbe almeno tre vantaggi: il primo effetto, sarebbe quello di evitare le forzate emigrazioni nei P.S. riducendone l’affollamento improprio, l’elevata concentrazione di utenza in piccoli spazi, la possibilità che per le lunghe ore di attesa, si verificano episodi di intolleranza ed aggressione al personale sanitario. Il secondo, il personale addetto al Triage dei P. S. meno stressato da sovraccarichi inumani di lavoro, potrebbe essere più attento nella valutazione ed attribuzione del codice destinato all’utente e anche più propenso ad una migliore accoglienza. Il terzo vantaggio sarebbe quelle recuperare la Continuità assistenziale (C.a.). e le sue strutture al compito istituzionale di filtro territoriale, inviando al P.S. i soli pazienti necessari di proseguimento diagnostico”.
“Inutile incentivare poi – secondo il sindacato – progetti di utilizzo dei medici di Continuità Assistenziale nei P.S. perché finirebbero per richiamare maggiore utenza presso i P.S. e quindi affollamento, maggiore lavoro per gli addetti al triage, aumento della spesa. Perché fare presso i P.S. quello che si può già fare nei distretti sanitari, evitando inutili spostamenti all’utenza?
Sarebbe più utile, invece, …i”ncentivare e monitorare l’utilizzo dei Primi soccorsi Territoriali (Psaut) ossia strutture fisse dell’emergenza territoriale, dove è possibile fare una prima diagnosi e terapia, stabilizzazione dei pazienti con dimissione o ove necessario prosecuzione diagnostica in Pronto Soccorso, con trasporto protetto se necessario. Tali strutture possono essere utilizzate per il proseguimento diagnostico o terapeutico dai medici di C.a. riducendo gli accessi in P.S.”
E quindi: “adeguare il numero di ambulanze ai tempi di percorrenza previsti dalla legislatura vigente nelle aree urbane, extraurbane e aree disagiate; sanare la carenza di medici d’emergenza, attraverso la stabilizzazione a tempo indeterminato nella convenzione: far partecipare i medici di continuità assistenziale alle attività dell’emergenza coordinate dalla Centrale operativa territoriale (con la possibilità di un loro coordinamento) limitatamente all’assistenza dei codici bianchi, verdi ,per una maggiore appropriatezza dell’offerta.”
Infine, “avviare e dare attuazione agli accordi integrativi regionali che possono permettere la realizzazione e l’apertura delle Unità complesse cure primarie (Uccp), punto di riferimento delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), realizzando strutturalmente i luoghi dell’aggregazione tra medici di medicina generale e specialisti ambulatoriali, ai fini dell’attuazione compiuta dei Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta)”.