Una parrucca contro la sofferenza di chi è malato
4 Febbraio 2021La caduta dei capelli oltre a generare una sofferenza psicologica aggiuntiva, comporta un costo, lo ribadiamo, anche oneroso non sempre sostenibile per la persona malata.
Nel corso dei secoli il taglio dei capelli di una donna ha assunto significati diversi. Nel Medioevo, le donne subivano il taglio dei capelli prima di essere arse al rogo perché considerate streghe, come segno di estrema umiliazione, una riduzione di status attraverso la cancellazione del potere seduttivo e del loro presunto potere magico. In tempi più vicini a noi, una donna che arriva a radersi i capelli compie anche un gesto di protesta per opporsi alla rappresentazione femminile voluta dai codici standard, basti ricordare la cantante Sinéad O’Connor, espressione di una spiccata personalità e di una posizione anticonformista e molto dissidente. Altre donne, invece, rinunciano a una chioma fluente per recuperare un’essenzialità che vada al di là delle rappresentazioni. Il taglio ha anche una valenza rituale: pensiamo a Bright stars e al taglio del ciuffo di capelli di Fanny come dono a John Keats, e al taglio dei capelli in segno di lutto dopo la morte dell’amato. Di contro c’è la caduta dei capelli dovuta alle cure antitumorali. In questo caso una donna aggiunge al dolore fisico anche quello psicologico della sparizione di una parte importante della propria immagine. Ridare alle donne una chioma, sebbene artificiale, può essere un supporto psicologico fondamentale, che combatte la depressione e aiuta la guarigione. Qualche mese fa l’Associazione Donne Verdi Campane ha lanciato una campagna per la raccolta di parrucche, toupets e trecce da rivitalizzare e sanificare per poi donarle a donne che affrontano cure chemioterapiche, che hanno necessità di averne una ma non hanno la possibilità economica di acquistarla. La prima parrucca raccolta dalle Donne Verdi Campane (Ve.Do.) è stata donata alcuni giorni fa ad una signora di Portici. Un’iniziativa lodevole che mira a promuovere la solidarietà per quelle pazienti con basso reddito che si trovano ad attraversare un momento così doloroso della propria esistenza, le Donne Verdi Campane hanno inoltre chiesto l’interessamento del direttore dell’Asl Verdoliva, tramite il consigliere regionale Borrelli, per stilare un protocollo che garantisca la trasparenza di queste donazioni. La caduta dei capelli oltre a generare una sofferenza psicologica aggiuntiva, comporta un costo, lo ribadiamo, anche oneroso non sempre sostenibile per la persona malata. La qualità della vita, il ritorno al lavoro, la socialità del malato di cancro dipendono anche da questi palliativi che non possono essere considerati un accessorio frivolo ma un vero presidio sanitario necessario! Purtroppo gli interventi pubblici per l’acquisto della parrucca in caso di alopecia da trattamenti antitumorali non sono disciplinati in modo uniforme da una normativa nazionale e le disposizioni regionali sono quanto mai diversificate. Solo quattordici regioni stanziano fondi a parziale o totale contributo per l’acquisto della parrucca: Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Trentino Alto-Adige, Veneto. All’appello manca la Campania, a questo proposito però, per completezza d’informazione, è anche importante ricordare che, per tutti pazienti oncologici indipendentemente dal luogo di residenza, la spesa per l’acquisto della parrucca in caso di alopecia per trattamenti antitumorali può essere detratta fiscalmente dai redditi al momento della presentazione della dichiarazione allegando idonea documentazione. L’Agenzia delle Entrate con la risoluzione numero 9/E del 16 febbraio 2010 ha chiarito che la parrucca può rientrare tra le spese sanitarie detraibili (detrazione Irpef del 19 per cento, ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. c), del TUIR) se serve a rimediare al danno estetico provocato da una patologia e ad alleviare una condizione di grave disagio psicologico nelle relazioni della vita quotidiana. Speriamo che la Regione Campania venga però incontro alle donne senza reddito, è molto lodevole la solidarietà, ma in un Paese civile non ci dovrebbero essere queste disparità di trattamento tra ricchi e poveri, tra regioni del Nord e quelle del Sud.