Unità speciali di continuità assistenziale: parte la diffida alle Asl
20 Marzo 2020Il segretario regionale Smi, Luigi De Lucia: “La partecipazione a tali unità deve essere su base volontaria per tutelare la salute dei medici e dei pazienti”.
Coronavirus e risposte sul territorio. “Il Sindacato Medici Italiani interviene presso le Aziende Sanitarie Locali della Campania, in merito alla nascita delle Unità speciali di continuità assistenziale sul territorio, come sorveglianza all’epidemia da Covid-19, vincolando la formazione e la nascita delle stesse ad alcune imprescindibili ed inderogabili condizioni attuative” così in una dichiarazione Luigi De Lucia Segretario Regionale Smi Campania, commentando le decisioni recenti assunte dal Comitato ex articolo 24 in seduta regionale.
“La partecipazione a tali unità deve essere su base volontaria e previa domanda degli interessati, prevedano l’obbligatorietà di tutte le misure preventive a sicurezza degli operatori (D.P.I.: guanti, mascherine FFp2-FFp3, tute monouso a maniche lunghe, calzari, visiere protettive)” continua De Lucia.
“Vi devono essere idonei mezzi di trasporti sanificabili; ed aree attrezzate dedicate per la decontaminazione sia dei mezzi di trasporto che degli operatori; inoltre deve essere prevista una adeguata formazione sull’adozione dei presidi di protezione (D.P.I.) per garantire l’attuazione di corrette procedure di sicurezza”.
Il rispetto di tali condizioni attuative, risultano essere vincolanti ed obbligatorie, in quanto l’inosservanza anche parziale di una di esse risulterebbe non solo una inutile esposizione al rischio infettivologico ma una indubitabile ricaduta di contagio sul territorio con ulteriori fonti di contaminazione da Covid-19 che ne inficerebbe il risultato in termini di sicurezza con un aumento esponenziale dei contagi”.
“In primis ci riferiamo ad un ipotetico utilizzo degli attuali Presidi di Continuità assistenziale da parte delle Asl per tale impiego, in quanto i Presidi di C.A. non solo risultano essere del tutto inidonei per tale tipologia di Servizio ma vanno distinti dal percorso di Servizio delle Unità Speciali in quanto queste ultime devono avere aree di decontaminazione sia dei mezzi che degli operatori.
Le Unità speciali di continuità assistenziale non vanno confuse né con le attività delle ex Guardie Mediche né con le sedi delle ex Guardie Mediche, in quanto si tratta di tutta un’altra tipologia di servizio, appositamente creato per l’epidemia da Covid-19. Per cui il solo pensare ad una loro identificazione e promiscuità determina una indubbia ed inutile esposizione al contagio per cui è necessario tenere separati i due percorsi sanitari.
Pertanto, la previsione di tali strutture rientra, nel caso di specie, in scelte discrezionali che le Aziende Sanitarie possono mettere in campo, con l’aiuto della Protezione civile a cui va la governance delle Unità Speciali, sia per il materiale, sia per le tende da campo come sedi che si andranno a creare per la decontaminazione dei mezzi e degli operatori.
Per tutte queste ragioni – conclude De Lucia – il Sindacato dei Medici Italiani, diffida dal rivolgere qualsiasi ordine di servizio ai medici di Continuità Assistenziale in difformità di quanto previsto dal Comitato ex articolo 24, Acn in caso contrario, agirà nelle sedi opportune”.