Urologia del Monaldi, un reparto all’avanguardia
15 Novembre 2019La nostra divisione – ricorda il primario Uricchio – è centro pilota per la calcolosi urinaria che trattiamo solo per via endoscopica con l’ausilio di uretroscopi flessibili”.
La ristrutturazione ha reso ancora più accoglienti nel reparto di urologia del Monaldi le luminose camere di degenza. Posti letto per due pazienti, televisione e un comodo e ampio bagno completano locali che affacciano sulla facciata principale dell’azienda ospedaliera. Quello che lo specialista Francesco Uricchio dirige da cinque anni è un reparto speciale, una sezione “sprint” dell’Azienda ospedaliera dei Colli. Somiglia al Nescafè proposto in pubblicità da George Clooney: una bevanda saporita che si prepara bene e con grande rapidità.
“Il segreto dell’urologia è rappresentato dalla preospedalizzazione che ci dà la possibilità di ricoverare un paziente il giorno prima dell’intervento o addirittura nella mattina che precede l’atto chirurgico. Questo ci permette – ricorda il direttore Francesco Uricchio – di avere un tasso di occupazione molto rapido con un turn over costante di pazienti. Ma questa situazione potrebbe facilmente migliorare aumentando i nostri accessi nel blocco chirurgico. Operiamo tutti i giorni feriali ai quali si aggiungono due turni pomeridiani”.
Un reparto in cui i pazienti oncologici – com’è giusto e naturale – hanno la precedenza su chi ha bisogno di un trattamento chirurgico meno urgente. “In questo momento – spiega il direttore Uricchio – abbiamo una lista d’attesa di circa due anni per chi ha problemi di adenoma prostatico, patologia benigna che trattiamo con il laser. Non è certamente piacevole dire a un paziente costretto a vivere con un catetere nell’organo genitale che deve aspettare mesi e mesi per risolvere il suo problema. La nostra divisione – ricorda il primario – è centro pilota per la calcolosi urinaria che trattiamo solo per via endoscopica con l’ausilio di uretroscopi flessibili”.
Reparto moderno e accogliente, ma la storia dell’urologia del Monaldi è legata a un continuo e costante impegno tecnologico. La presenza del professore Franco Corcione nel Monaldi ha consentito a tutto lo staff urologico di avere grande padronanza della tecnica laparoscopica. “Sono interventi che eseguiamo routinariamente – chiarisce il direttore Francesco Uricchio – perché le operazioni <open>, quelle a cielo aperto sono pochissime. L’urologia del Monaldi è stata la prima a utilizzare quindici anni fa il robot “Da Vinci”. I primi interventi vennero eseguiti con un robot di prima generazione, a tre braccia, ora lavoriamo con un macchinario di terza generazione – a quattro braccia – che per tre giorni a settimana ci consente di eseguire con ottimi risultati interventi sull’apparato urogenitale”.
Fra i ricoverati la presenza degli uomini supera quella del gentil sesso, problema provocato dall’incremento costante di uomini con tumori alla prostata. “Prima del ricovero li seguiamo ambulatorialmente organizzando, dopo un controllo ecografico seguito da una risonanza multiparametrica, una biopsia della prostata. Se il risultato di quest’esame è positivo quella persona viene inserita in lista d’attesa per l’intervento chirurgico”.
Il paziente con problemi oncologici già prima dell’intervento viene seguito da uno psicologo, ma l’urologia del Monaldi offre, rispetto alle altre, qualcosa in più dopo l’atto chirurgico. “Èl’unico reparto che dopo gli interventi di prostatectomia radicale mette gratuitamente a disposizione di chi è stato operato dalla nostra divisione un trattamento riabilitativo del pavimento pelvico. Dieci sedute eseguite da un fisioterapista <volontario> che lavora da otto anni per la nostra azienda ospedaliera , il dottore Vincenzo Martucci. Attraverso stimolazioni elettriche funzionali chi è stato operato all’uretra o alla prostata con l’intervento del fisioterapista riduce i tempi di incontinenza urinaria post operatoria. Per il paziente è un passo in avanti molto importante”. E per il Monaldi e la sua urologia è un motivo di successo.