Vaccino anti-Covid, in gravidanza è possibile o ha controindicazioni?
12 Febbraio 2021“I dati disponibili sui vaccini sono derivanti solo da studi su modelli animali, e non hanno mostrato effetti dannosi in gravidanza”.
È già da un mese che è in pieno svolgimento la campagna vaccinale in tutto il Mondo, ma sono molte le future mamme che si chiedono se il vaccino anti covid abbia o meno controindicazioni. A questo proposito tutte le società italiane di settore hanno preso posizione condividendo un position paper ad interim sulla base delle conoscenze attuali. Le società che si sono espresse adottando il position paper sono le seguenti: la Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), l’Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), l’Associazione ginecologi universitari italiani (Agui), l’Associazione ginecologi territoriali (Agite), la Società italiana di neonatologia (Sin), la Società italiana di pediatria (Sip), la Società italiana di medicina perinatale (Simp), la Società italiana embriologia riproduzione e ricerca (Sierr) e la Federazione nazionale degli Ordini della professione di ostetrica (Fnopo). In sostanza la premessa è che, come già sottolineato nelle linee guida internazionali e da Aifa, al momento “i dati disponibili sui vaccini sono derivanti solo da studi su modelli animali, e non hanno mostrato effetti dannosi in gravidanza”. Tuttavia, si legge nel documento dei ginecologi e neonatologi italiani, “trattandosi comunque di un vaccino con mRNA (il riferimento è al vaccino Pfizer-BioNTech.), quindi non di un vaccino a virus vivo, ed in cui le particelle di mRNA vengono rapidamente degradate, si ritiene che possano essere considerati sufficientemente sicuri nelle donne in gravidanza”. A questo va aggiunto che la maggior parte delle donne gravide che ha contratto l’infezione manifesta sintomi lievi moderati: il ricovero in terapia intensiva si è osservato nel 3% dei casi e non è stata registrata al momento alcuna morte materna. Sono state registrate 4 morti in utero su 538 feti inclusi e nessuna morte neonatale. (Dati ISS).
Date queste premesse il “position paper” cita 7 indicazioni su come procedere rivolte sia alle donne in gravidanza che agli operatori del settore:
1. La vaccinazione è una scelta personale e la donna deve in tutti i casi essere informata in maniera esaustiva dal sanitario di fiducia su vari punti:
– il livello di circolazione del virus nella comunità,
– i potenziali rischi del vaccino,
– i rischi connessi all’infezione da COVID19 in gravidanza, sia per la salute materna che fetale,
– i vaccini attualmente approvati dalla FDA non sono stati testati sulle donne gravide, e pertanto non vi sono dati relativi alla loro sicurezza in gravidanza.
– il dato anamnestico di: età materna uguale o superiore a 35 anni, precedenti comorbilità come asma, obesità, diabete, ipertensione e l’appartenenza a etnia nera o altre minoranze etniche, rappresenta un rischio aggiuntivo di sviluppare una grave morbosità materna con possibili ripercussioni anche sugli esiti feto/neonatali.
– l’occupazione professionale come oss o caregiver in contesti in cui l’esposizione al virus è alta rappresenta un ulteriore elemento di rischio aggiuntivo da considerare nel decidere se vaccinarsi o meno in gravidanza e allattamento.
2. Le donne gravide che non hanno una storia recente di infezione da COVID 19 e che hanno specifici fattori di rischio aggiuntivi, possono considerare favorevolmente di ricevere il vaccino COVID 19, che è eseguibile in qualsiasi epoca di gravidanza.
3. Non vi sono controindicazioni all’esecuzione delle altre vaccinazioni (antinfluenzale ed antipertosse) raccomandate in gravidanza. A scopo prudenziale, in assenza di evidenze, si raccomanda di mantenere un intervallo di almeno 14 giorni tra i vaccini.
4. Le donne che allattano e non riportano una storia recente di infezione da COVID 19, possono considerare favorevolmente di ricevere il vaccino.
5. Le donne gravide che hanno riportato una storia recente di infezione da COVID19, possono comunque considerare di scegliere di essere vaccinate; dato che le evidenze indicano che una reinfezione è altamente improbabile nei 90 giorni successivi all’inizio dell’infezione.
6. Il desiderio riproduttivo non deve interferire nella scelta della donna a sottoporsi a vaccinazione.
7. Alle donne che decidono di non vaccinarsi va ricordata l’importanza delle altre misure preventive quali l’utilizzo dei DPI, il distanziamento fisico ed il lavaggio frequente delle mani.