Vangelo in salute: la Parola che cura

Vangelo in salute: la Parola che cura

5 Gennaio 2025 Off Di Fabio De Biase

 “La Parola si è fatta carne: noi l’abbiamo accolta davvero?”

 

Il prologo del Vangelo di Giovanni (1,1-18) è un testo che ci invita a contemplare il cuore del mistero cristiano: il Verbo eterno di Dio che si fa carne. È una dichiarazione straordinaria, capace di sconvolgere ogni nostra idea su Dio, sul mondo e su noi stessi. Tuttavia, la sua forza provocatoria si scontra con la nostra capacità di accoglierla.

La Parola che illumina e divide

“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Ma il mondo non l’ha riconosciuta.” Questa affermazione di Giovanni ci pone davanti a una verità scomoda: nonostante la Parola si sia fatta carne, la sua accoglienza non è mai scontata.

Viviamo in un’epoca che parla molto di comunicazione, di connessioni e di reti, ma quanta parte di questo flusso è autentica Parola? Quante volte, anche nella nostra vita di fede, ci accontentiamo di ascoltare un’eco lontana di Dio, senza lasciarci veramente trasformare?

La carne come luogo della salvezza

“La Parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.” L’incarnazione di Cristo non è un’idea astratta o un simbolo, ma un fatto concreto: Dio entra nella nostra umanità con tutte le sue fragilità, le sue fatiche, i suoi limiti.

Questa verità provoca il nostro modo di vedere la realtà. Accogliere la Parola fatta carne significa riconoscere che Dio opera nella nostra quotidianità, nei gesti semplici e negli incontri umani. Ma siamo disposti a cercarlo lì, o lo releghiamo in una dimensione distante e spiritualizzata?

 La tensione tra grazia e rifiuto

“Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio.” Il Natale che abbiamo appena celebrato è il tempo della grazia per eccellenza, ma questa grazia chiede una risposta libera e personale.

Il rifiuto della Parola non appartiene solo al passato, ma attraversa ogni epoca. Oggi, spesso, il rifiuto si manifesta nell’indifferenza, nella superficialità, nel rifiuto di lasciarsi mettere in discussione. Eppure, la possibilità di accogliere la Parola è sempre aperta.

Il rischio della sterilità spirituale

Giovanni ci ricorda che la Parola è venuta “per portare vita, e vita in abbondanza.” Ma la vita non può germogliare in un terreno sterile. Quante volte, anche come comunità cristiana, rischiamo di essere sterili, chiusi nelle nostre sicurezze, incapaci di trasmettere la gioia e la luce del Vangelo?

La Parola ci chiama a essere generativi, a portare frutto nella carità, nella testimonianza, nella cura dei più deboli. La “Domenica di Tuttosanità” è un’occasione per riflettere sul nostro impegno concreto nel mondo: la nostra fede è una Parola viva che cura e illumina, o resta un discorso vuoto?

La Parola che ci cambia

Il Vangelo di oggi non è solo un testo da ascoltare, ma una realtà da vivere. Accogliere la Parola fatta carne significa lasciarci trasformare, diventare riflesso della luce di Cristo per gli altri.

In questa seconda Domenica di Natale, domandiamoci: siamo pronti a riconoscere la Parola che abita tra noi? Siamo disposti a farla entrare nella nostra vita, nelle nostre relazioni, nel nostro impegno quotidiano?

Che la luce del Verbo eterno ci guidi e ci renda capaci di portare speranza e vita in un mondo che ne ha sempre più bisogno.