Vangelo in salute, la parola che cura: “Gesù entra a porte chiuse”

Vangelo in salute, la parola che cura: “Gesù entra a porte chiuse”

27 Aprile 2025 Off Di Fabio De Biase

 

«Ferite e dita: Dio non si impone, si lascia toccare».

Quando il Risorto bussa alle porte chiuse del nostro cuore

Nel Vangelo di questa Domenica (Gv 20,19-31), che ogni anno illumina l’ottava di Pasqua, entriamo nella stanza dove i discepoli si sono chiusi “per timore”. E proprio lì, in quello spazio di paura, smarrimento e incredulità, Gesù Risorto si fa presente, attraversando porte chiuse e cuori sigillati. Non lo fa con trionfo, ma con tenerezza: mostra le mani e il fianco, segni visibili delle ferite, memoriale eterno dell’amore.

È l’inizio di una guarigione profonda: non quella del corpo, ma della fede. La fede che Tommaso non riesce ad accendere se non toccando quelle stesse ferite. E Gesù non si scandalizza, non lo rimprovera: si lascia toccare.

Il Dio delle cicatrici e dei dubbi

C’è un’espressione forte e provocatoria di Papa Francesco che oggi risuona con grande attualità:

«Dio ci salva non con una bacchetta magica, ma passando attraverso le nostre ferite».

In un mondo che idolatra la perfezione e nasconde ogni fragilità, il Vangelo ci parla di un Dio che mostra le sue cicatrici come trofei d’amore. E ci invita a fare lo stesso: non negare le nostre ferite, ma lasciarle toccare, lasciarle guarire, e attraverso esse, testimoniare.

La fede non è per i “bravi”, ma per chi si lascia incontrare

Tommaso è l’emblema di chi non si accontenta delle parole degli altri. Vuole vedere, toccare, capire. E Gesù lo accoglie così com’è, senza moralismi. È un Vangelo che ci sfida: quante volte nelle nostre comunità c’è spazio solo per i credenti “perfetti”? Quanti Tommaso teniamo fuori perché fanno domande scomode?

In realtà, la fede autentica nasce dal dubbio accolto, non represso. E la Chiesa non è un museo di santini, ma un laboratorio di fiducia, dove anche chi arriva con le mani tremanti e il cuore ferito può incontrare il Risorto.

Papa Francesco e la guarigione che parte dal perdono

Proprio questo ci ha insegnato Papa Francesco nel corso del suo pontificato: la misericordia è la medicina più potente del Vangelo. Ha voluto una Chiesa che “tocchi la carne di Cristo nei poveri”, che si lasci contaminare dai drammi dell’umanità, che non tema le porte chiuse, ma continui a bussare con pazienza.

Ricordiamo le sue parole durante la pandemia, in quella storica Piazza San Pietro vuota:

«Abbiamo bisogno del Signore come i navigatori delle stelle. Invitiamo Gesù nella barca della nostra vita. Consegnamogli le nostre paure, perché Lui le vinca».

Anche oggi, il Signore entra nelle nostre stanze chiuse e dice: “Pace a voi”. Lo dice alle famiglie divise, alle coscienze ferite, alle comunità stanche. E lo dice anche a noi, che facciamo fatica a credere che si possa risorgere davvero.

E tu, fratello, sorella:

hai ancora bisogno di toccare per credere? O sei pronto a lasciarti toccare da Lui per guarire davvero?