Vangelo in Salute: la parola che cura

Vangelo in Salute: la parola che cura

27 Ottobre 2024 Off Di Fabio De Biase

Cosa vogliamo vedere davvero? Gesù ci chiede di avere il coraggio di riconoscere le nostre cecità per poter guarire.”

Nel Vangelo di questa domenica, Marco 10,46-52, incontriamo Bartimeo, un cieco seduto lungo la strada, che grida a Gesù per essere guarito: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. È un grido di disperazione, ma anche di speranza, il grido di chi riconosce che solo Cristo può aprire gli occhi della sua anima, oltre che quelli del suo corpo.

Bartimeo è una figura straordinaria perché rappresenta tutti noi. Anche noi, in molti modi, siamo ciechi. Non vediamo chiaramente le necessità degli altri, non riusciamo a scorgere la profondità delle situazioni che viviamo, ci sfuggono la verità, la giustizia e l’amore che il Signore ci invita a riconoscere e abbracciare. Ma, forse ancor di più, siamo ciechi rispetto a noi stessi, incapaci di vedere quelle parti della nostra vita che hanno bisogno di essere illuminate e guarite. La cecità di Bartimeo non è solo fisica: è un simbolo delle nostre oscurità interiori, dei nostri limiti e delle nostre paure.

Gesù, in questo brano, pone una domanda semplice ma potente: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. È la stessa domanda che rivolge a ciascuno di noi, ogni giorno. È una domanda che richiede una risposta coraggiosa e sincera. Siamo disposti a chiedere davvero ciò di cui abbiamo bisogno, o ci accontentiamo di rimanere seduti lungo la strada, persi nelle nostre ombre? Siamo pronti ad ammettere le nostre cecità, a riconoscere le aree in cui abbiamo bisogno di guarigione, o preferiamo nasconderci dietro le maschere di autosufficienza?

In una società che spesso glorifica l’individualismo, la forza e l’autosufficienza, il grido di Bartimeo suona come un atto di ribellione. Egli non si vergogna di riconoscere la propria debolezza, e proprio per questo diventa un modello di fede. La sua guarigione inizia nel momento in cui trova il coraggio di gridare e di non lasciarsi zittire da chi cerca di impedirglielo. C’è una lezione profonda in questo: il primo passo verso la guarigione è avere il coraggio di chiedere aiuto.

In questa domenica di Tuttosanità, il Vangelo ci invita a riflettere su cosa significhi davvero essere sani. La vera salute non è solo l’assenza di malattia, ma è pienezza di vita, chiarezza di visione, capacità di vedere e amare con il cuore libero. Bartimeo ci insegna che, per guarire, dobbiamo prima riconoscere la nostra cecità e avere l’umiltà di chiedere a Cristo di aprirci gli occhi.

Il miracolo di Bartimeo è la storia di una rinascita. Non è solo il recupero della vista, ma un cambiamento radicale della vita. Appena guarito, Bartimeo “seguì Gesù lungo la strada”. Non torna indietro alla sua vecchia vita, non si limita a godere della nuova vista, ma sceglie di seguire Colui che l’ha guarito. Questo è il segno di una guarigione autentica: non solo cambiare una condizione esterna, ma trasformare il cuore e il modo di vivere.

Il messaggio di questo Vangelo è chiaro: tutti abbiamo bisogno di guarigione, e la vera guarigione si trova nell’incontro con Gesù, che ci offre la luce per vedere il mondo con occhi nuovi. Ma dobbiamo avere il coraggio di gridare, di chiedere, di lasciarci toccare e trasformare.

Gesù è ancora qui, oggi, lungo la nostra strada, pronto a rispondere al nostro grido: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. La domanda è provocatoria perché ci costringe a riflettere su cosa desideriamo veramente. E la risposta che diamo può diventare il primo passo verso una nuova visione, una nuova vita. Siamo pronti a gridare come Bartimeo, a chiedere di vedere ciò che finora ci è sfuggito, e a seguire Gesù lungo la strada della vera salute spirituale?