Vangelo in Salute: la parola che cura

Vangelo in Salute: la parola che cura

10 Novembre 2024 Off Di Fabio De Biase

“Donare il superfluo o donare tutto? La vedova ci insegna che la vera salute nasce dalla fiducia totale in Dio.”

Nel Vangelo di Marco 12,38-44, Gesù ci propone un contrasto potente e provocatorio. Da una parte, c’è l’ostentazione dei ricchi e degli scribi, che cercano visibilità, onori e riconoscimenti, mascherando la loro ipocrisia dietro gesti apparenti di pietà. Dall’altra, c’è una povera vedova che, nel silenzio e nell’umiltà, offre tutto ciò che ha, due monetine, come contributo al tesoro del Tempio.

Gesù osserva questi due mondi opposti e sottolinea la grandezza del gesto della vedova: “Ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri.” Non perché la sua offerta fosse più consistente, ma perché rappresentava tutto ciò che aveva per vivere. È un atto di totale fiducia in Dio, un dono che va oltre la misura del calcolo umano e si radica nella generosità dell’amore.

Questo episodio, così semplice eppure così profondo, ci interroga nel profondo del cuore: come doniamo noi? Lo facciamo solo quando ci avanza qualcosa, oppure siamo capaci di donare ciò che davvero conta, mettendo Dio e gli altri al centro delle nostre scelte?

La società odierna misura spesso il valore delle persone in base a quanto possiedono o a quanto possono dimostrare. È la cultura dell’apparenza, dove chi ostenta sembra valere di più e chi si nasconde nella discrezione rischia di essere ignorato. Ma il Vangelo di oggi ribalta questa logica: non conta quanto dai, ma quanto amore metti in ciò che dai. È il cuore che misura il valore del dono, non la quantità.

Questa vedova, senza dire una parola, ci offre una lezione di vita: la vera grandezza non si manifesta nella ricchezza materiale o nei gesti eclatanti, ma nella capacità di fidarsi e affidarsi completamente a Dio. Donare tutto, come ha fatto lei, non è solo un atto di generosità, ma un segno di profonda libertà interiore. Chi vive con questo spirito non è mai prigioniero della paura di perdere, perché sa che tutto ciò che ha viene da Dio e a Lui appartiene.

In questa Domenica di Tuttosanità, il Vangelo ci propone una terapia radicale per l’anima: guarire dall’attaccamento alle cose, dal bisogno di apparire, dalla paura di non avere abbastanza. La vera salute spirituale nasce quando impariamo a vivere con gratitudine e fiducia, sapendo che Dio si prende cura di noi. Non è l’abbondanza di beni a darci sicurezza, ma l’amore che siamo capaci di condividere.

Gesù non critica i ricchi per il loro denaro, ma per il cuore con cui lo usano. È facile dare ciò che non ci costa nulla, ma è difficile – e liberatorio – donare ciò che sentiamo come prezioso, ciò che implica un sacrificio. La vedova ci insegna che il dono autentico è quello che tocca la nostra vita, che ci mette in gioco, che ci fa dipendere non dalle nostre risorse, ma da Dio.

Questo Vangelo ci invita a una riflessione provocatoria: siamo capaci di vivere come questa vedova, fidandoci completamente del Signore? Siamo pronti a fare dei nostri doni – materiali o spirituali – un’espressione di amore vero, o restiamo imprigionati nella logica dell’interesse personale?

Gesù ci mostra che la vera grandezza non si misura in ciò che possediamo, ma in ciò che siamo disposti a donare. È questa la strada verso la salute autentica, quella che ci libera dal peso dell’egoismo e ci apre alla gioia di un amore senza riserve. La vedova, con le sue due monetine, ci insegna che la ricchezza più grande è un cuore libero, capace di fidarsi di Dio e di amare senza condizioni.