Vangelo in Salute, la Parola che cura: “il figliol prodigo”

Vangelo in Salute, la Parola che cura: “il figliol prodigo”

16 Marzo 2025 Off Di La Redazione

“Dio perdona, noi no: la parabola del Padre e i nostri cuori di pietra”

Il figlio che torna, il padre che aspetta, il fratello che condanna

Il Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima ci consegna una delle pagine più sconvolgenti della Scrittura: la parabola del figliol prodigo (Lc 15,1-3.11-32). La conosciamo bene, eppure ogni volta ci provoca. Non è solo la storia di un ragazzo sbandato e di un padre misericordioso, ma è la radiografia impietosa del nostro cuore.

Ci sono tre personaggi e, a guardar bene, siamo un po’ tutti e tre: Il figlio minore che vuole tutto e subito, spreca la sua vita, tocca il fondo e poi, con un misto di rimorso e necessità, torna a casa. Il padre che non ragiona come noi, non fa calcoli, non umilia il figlio con il “te l’avevo detto”, ma gli corre incontro e lo abbraccia. Il fratello maggiore che non sbaglia mai, ma ha il cuore chiuso, avvelenato dal rancore.

Il peccato più grande: sentirsi giusti

Quante volte pensiamo che il vero problema siano gli altri, quelli che sbagliano, quelli che “hanno fatto la bella vita e ora vogliono pure essere perdonati”? Il peccato più pericoloso non è il fallimento del figlio minore, ma l’orgoglio del fratello maggiore, che si crede migliore e si scandalizza della misericordia del padre.

Chi ha sbagliato e chiede perdono è più vicino a Dio di chi non ha mai sbagliato, ma non sa amare.

Dio ci aspetta, ma noi ci aspettiamo il peggio.

Il figlio minore torna a casa con il copione già pronto: “Padre, ho peccato… trattami come uno dei tuoi servi” (Lc 15,18-19). Non si aspetta di essere accolto, pensa che Dio sia come noi: pronto a rinfacciare, a esigere garanzie.

E invece il padre non gli chiede nulla: non lo interroga, non gli fa il processo, ma lo riveste di dignità. È questa la logica della misericordia: Dio non vuole servi, vuole figli amati.

Ma siamo pronti a lasciarci perdonare? O preferiamo restare prigionieri delle nostre colpe?

La Quaresima è il tempo del ritorno

Questa parabola è un trattato di psicologia spirituale: ci dice che la colpa ci allontana, ma il vero ostacolo è la paura di non essere perdonati.

Dio è sempre pronto a curare il cuore spezzato. Ma siamo disposti a lasciare il nostro orgoglio per tornare a Lui? Sappiamo perdonare chi ci ha ferito? O restiamo sulla soglia, con le braccia incrociate, a fare i giudici impietosi?

Il Padre ci aspetta. A noi la scelta: restare lontani o correre tra le sue braccia.