Vangelo in salute, la Parola che cura: “Il figliuol prodigo

Vangelo in salute, la Parola che cura: “Il figliuol prodigo

30 Marzo 2025 Off Di Fabio De Biase

“Più che un figlio prodigo, un padre esagerato: e se fosse troppo?”

 

Un Dio che non fa calcoli, ma ama senza misura

La parabola del figlio prodigo (Lc 15,1-3.11-32) è una delle più conosciute del Vangelo. Tutti la leggiamo pensando alla storia di un giovane ribelle, che prende l’eredità, scappa e sperpera tutto, salvo poi tornare pentito e venire riaccolto dal padre.

Ma se invece di concentrarci sul figlio guardassimo al padre? La vera “esagerazione” di questa storia non è il peccato del figlio, ma l’amore del padre. Un amore che non si difende, non mette limiti, non impone condizioni.

Il perdono: un rischio scandaloso

Proviamo a metterci nei panni di chi ascolta Gesù. Nella cultura ebraica, un figlio che chiede l’eredità con il padre ancora in vita è come se gli dicesse: “Per me sei già morto”. Eppure il padre non solo gli dà la parte di beni, ma quando torna lo riaccoglie senza rimproverarlo, senza fargliela pagare, senza aspettare scuse perfette.

Troppo facile così! Dove finisce la giustizia? Dove sta la responsabilità delle azioni? Questo padre non rischia di rendere il peccato una cosa da poco?

Il problema del figlio maggiore: la logica del merito

Ma c’è un altro personaggio spesso trascurato: il fratello maggiore. Lui sì che si è comportato bene, ha lavorato, ha obbedito. Eppure, alla fine, si sente tradito. Perché tanta festa per chi ha sbagliato, mentre lui non ha mai ricevuto nemmeno un capretto?

Ecco lo scandalo della parabola: Dio non premia i bravi e non castiga i cattivi. Dio ama, e basta.

Il problema del fratello maggiore è il nostro problema: pensiamo di dover meritare l’amore di Dio. Crediamo che la fede sia una questione di punti accumulati, di premi fedeltà, di regole rispettate. E invece Dio ama senza calcolare. E questo ci manda in crisi.

Siamo tutti figli maggiori?

Forse non ci riconosciamo nel figlio ribelle, ma in realtà siamo molto simili al fratello maggiore: crediamo di essere nel giusto e facciamo fatica ad accettare la misericordia di Dio per gli altri.

Se oggi Dio decidesse di perdonare qualcuno che riteniamo indegno, come reagiremmo? Saremmo felici o penseremmo che non è giusto?

La Quaresima è il tempo in cui Dio ci invita a lasciar perdere i conti e ad accogliere l’eccesso del suo amore. Lui non si scandalizza di noi, ma noi ci scandalizziamo di Lui.

E allora la domanda resta: siamo pronti ad accettare un Dio che perdona troppo?