Viale degli Ippocastani del Quisisana: si procede ad oltranza in barba a vincoli e leggi di tutela
9 Luglio 2023Nel Comune di Castellammare di Stabia da circa due settimane sono iniziati i lavori di “Sistemazione del viale degli Ippocastani di accesso alla Reggia Quisisana”, un’opera da 3 milioni di euro finanziata con i fondi Pics attraverso l’Accordo di Programma firmato dal governatore Vincenzo De Luca e dall’ex Sindaco di Castellamare di Stabia Gaetano Cimmino, già oggetto di un dettagliato esposto inviato a tuti gli enti e alla Procura dal WWF Terre del Tirreno a marzo di quest’anno.
I lavori in corso hanno comportato il taglio e l’abbattimento di tutti gli esemplari arborei di sambuco e della vegetazione posta ai bordi del viale, in spregio alle norme di tutela del sito e alle stesse prescrizioni contenute nella VIncA allegata al progetto.
Le discusse opere infatti, essendo all’interno del SIC “Dorsale dei Monti Lattari” (cod. IT 8030008), hanno necessitato di una Valutazione di Incidenza e della successiva autorizzazione da parte dell’ente Parco Regionale dei Monti Lattari. L’autorizzazione è stata rilasciata con Decreto n.87/VINCA/2022 del 01/09/2022 a firma del Responsabile Amministrativo Antonio Malafronte e del Presidente Tristano dello Ioio.
L’autorizzazione prevedeva precise prescrizioni, tra cui il “blocco totale del cantiere nel delicato periodo di nidificazione dell’avifauna”, a cui il parco tuttavia, dopo appena due mesi, derogava parzialmente (in contrasto con la Direttiva Habitat) su richiesta del committente per non “rischiare di perdere il finanziamento”, ma solo in relazione al “disturbo del cantiere” e NON al taglio della vegetazione.
Si legge infatti nell’autorizzazione:
“… l’abbattimento degli ippocastani e l’eventuale taglio di altra vegetazione arborea o arbustiva dovranno essere condotti e ultimati entro il 15 marzo, oppure avviati dopo il 31 luglio.”
L’art. 12 della direttiva Habitat e l’art. 5 della Direttiva Uccelli prescrivono l’obbligo di adottare misure che vietino di arrecare disturbo alle specie protette, in particolare durante i periodi di riproduzione, di dipendenza, di ibernazione e di migrazione.
L’articolo 7 della direttiva Uccelli vieta espressamente ogni forma di disturbo durante il periodo di nidificazione, riproduzione e dipendenza e ritorno al luogo di nidificazione per le specie migratrici.
Il non rispetto delle direttive comunitarie appare una grave violazione dei principi di tutela ambientale, ovvero della tutela costituzionale dei beni comuni.
Inoltre il taglio a raso della vegetazione, che insiste su di una scarpata già interessata da pericolose frane, rischia di aumentare il grave dissesto idrogeologico del sito creando i presupposti di un ulteriore pericolo.
Per tali motivi il WWF Terre del Tirreno, con una nota inviata alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, ha chiesto di sottoporre a sequestro l’area per evitare che eventuali reati ai danni dell’ambiente vengano portati ad estreme conseguenze.
“Nel progetto di “riqualificazione” del viale degli ippocastani e nei successivi atti autorizzativi, a ben vedere, ci sono una serie di stranezze e irregolarità gravi – dichiara Claudio d’Esposito presidente del WWF Terre del Tirreno – Col WWF, dopo la solita lunga trafila per accedere alle carte, abbiamo documentato come l’iter seguito e le autorizzazioni rilasciate, in contrasto con diverse normative vigenti, sembrerebbero avere avuto come unico obiettivo quello di “non perdere i finanziamenti ottenuti”?”
In sintesi il parco regionale ha “resuscitato” una commissione “scaduta” per il rilascio delle autorizzazioni in area SIC pur di non far perdere i finanziamenti poi, dopo un pò, l’ha resuscitata di nuovo per derogare ad una prescrizione già imposta dalla stessa commissione appena due mesi prima (che imponeva a tutela del sito di nidificazione dell’avifauna di non cantierare le opere prima del 30 luglio) … in deroga alla Direttiva Habitat e sempre per non rischiare di perdere i finanziamenti!
“Ma c’è dell’altro che ha dell’incredibile. Abbiamo accertato in questi giorni, dopo l’ennesimo pellegrinaggio per ricevere gli atti, che il parco regionale, ad oggi, non ha ancora rilasciato il suo eventuale nulla osta alle opere in progetto!!! Eppure le opere sono state appaltate e vanno avanti in barba a vincoli e prescrizioni? Come è possibile?”
In quanto agli ippocastani “non pericolosi”, ma da abbattere contro il parere stesso della Soprintendenza che intende salvaguardarli, il comune, in una nota a firma del RUP arch. Gallo e del Dirigente del IV Settore ing. Oscurato, sostiene che sarebbero le “prescrizioni” del parco “vincolanti ed obbligatorie” ad imporre (!) l’eliminazione degli alberi.
Le motivazioni? Si legge nel parere rilasciato della commissione VIncA dell’ente parco: per “rinvigorire i valori architettonici… legati alla sintonia dei manufatti esistenti… ripristinare quelli paesaggistici… legati alla percezione del paesaggio… ai valori estetici… e alla salvaguardia del patrimonio culturale … assicurato dal ripristino dell’intero viale e dall’abbattimento di tutti gli alberi secolari.”
“E’ assurdo – conclude d’Esposito – che l’ente parco, deputato alla tutela della flora e della fauna dell’area protetta, esprima motivazioni di carattere architettonico/estetico/paesaggistico a giustificazione dell’eliminazione degli alberi, contro il parere stesso della Soprintendenza che è deputata (lei sì) alla tutela di quegli stessi valori paesaggistici che il parco ritiene compromessi con la salvaguardia dei grandi alberi! Eppure, come ha chiarito la Suprema Corte di Cassazione (Sez. III, 7 feb 2007 – sentenza n. 2022), “per la realizzazione di interventi in aree protette occorrono tre distinti ed autonomi provvedimenti autorizzativi: il permesso di costruire, l’autorizzazione paesaggistica e, ove necessario, il nulla osta dell’ente che gestisce la riserva naturale“. Dello stesso avviso il Consiglio di Stato che sottolinea, come da acclarata giurispudenza, che “L’Ente parco e la Soprintendenza sono chiamate a compiere autonome valutazioni… va esclusa, pertanto, qualsiasi indebita sovrapposizione dei pareri della Soprintendenza e dell’Ente Parco.“
Siamo di fronte ad un vero e proprio “corto-circuto” provocato maldestramente dalla necessità di non dover lasciare sfuggire finanziamenti promessi. Fa niente se tutto ciò comporta il non rispetto delle regole e il sacrificio di alberi secolari giudicati, ancora una volta, semplicemente e frettolosamente brutti vecchi e decrepiti!
Non resta che sperare nell’operato della Magistratura.