Violenza sui medici no stop, intervengono Scotti  e Anelli

Violenza sui medici no stop, intervengono Scotti e Anelli

20 Settembre 2024 Off Di La Redazione

Oramai non c’è settore della sanità che ne sia immune. La violenza sugli operatori sanitari tracima e si espande come un  fiume in piena. «Non c’è un reparto, uno studio o un ambulatorio nel quale un medico possa sentirsi al sicuro» ha detto Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg, in merito ai due casi che hanno riguardato medici di medicina generale verificatesi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. «Le aggressioni non riguardano una branca, uno specifico setting assistenziale, sono dilaganti, perché è dilagante la deriva culturale che investe ormai tutto il Paese. Ma le aggressioni vanno fermate subito». Dalla Fimmg è partito «un richiamo a tutti i livelli, coinvolgendo la politica, le famiglie, la scuola e anche chi fa comunicazione. Se la medicina generale, e tutti i medici, sono il “nemico” è chiaro che chiunque può sentirsi legittimato ad aggredire. Sono in contatto con i principali Sindacati Medici e nei prossimi giorni dovremmo decidere per un’azione esemplare che faccia riflettere seriamente media, politica e cittadini. Serve che ci sia rispetto per chi lavora per lo Stato».

«Chiediamo al Governo una risposta forte ed esemplare per garantire sicurezza e serenità ai medici e a tutti i professionisti sanitari. In assenza, siamo pronti a scendere in piazza e a manifestare» è la posizione che ha espresso Filippo Anelli, presidente Fnomceo, dopo gli ultimi fatti di Pescara. «Il diritto che i professionisti della salute garantiscono non può essere disgiunto dal diritto alla sicurezza. Senza sicurezza, difficilmente l’assistenza potrà essere garantita con la massima efficienza. Tutti abbiamo più volte richiamato la necessità di aumentare l’attrattività del Servizio sanitario nazionale nei confronti dei professionisti della salute. Questi episodi che alimentano la paura e l’angoscia, al contrario, spingeranno sempre più i professionisti ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale. L’effetto sarà la compromissione non solo della qualità e dell’universalità dell’assistenza ma anche della stabilità sociale, così importante in questo momento storico. Tutte le professioni sanitarie in questi giorni si interrogheranno per assumere le opportune iniziative».
Da parte della Federazione veterinari, medici e dirigenti sanitari è stato anche sottolineato come la risposta non può essere quella di «militarizzare la sanità». Il fenomeno delle aggressioni è «solo la punta dell’iceberg». Sotto «c’è un sordo malcontento e un disagio sempre più grave perché non avere risposte quando la salute dei nostri cari è compromessa mette in moto reazioni imprevedibili, anche su vasta scala»; sotto c’è una «sanità pubblica sotto finanziata, con una enorme carenza di personale, disorganizzata e demotivata», ci sono «strutture ospedaliere e Pronti soccorso che sono l’unico porto dove si rifugia chi non può pagarsi una sanità privata». E «su questo disagio si deve saldare l’alleanza razionale e costruttiva tra tutte le forze e tutte le rappresentanze di chi la sanità la chiede e di chi la sanità la produce ogni giorno».