Violenza sui medici senza fine, sarà la fine della sanità

Violenza sui medici senza fine, sarà la fine della sanità

23 Agosto 2024 Off Di Salvatore Caiazza*

L’ennesimo episodio di violenza contro un medico dimostra che il Sistema Sanitario Nazionale  non regge più e che le Istituzioni non sono in grado di tutelare gli operatori sanitari. 

Questa volta la vittima è stata una trentaduenne che prestava servizio di Continuità Assistenziale  in provincia di Taranto. 

La giovane collega, dopo essere stata minacciata e percossa durante un turno di guardia medica  notturna, ha deciso di dimettersi ed è quello che a breve succederà in maniera amplificata, se non  ci saranno radicali cambiamenti contrattuali e severi provvedimenti contro chi aggredisce i medici. 

Non è da Paese civile e moderno consentire che dei medici svolgano un servizio pubblico in  presidi fatiscenti, spesso non a norma igienica e, soprattutto, alla mercé di ogni malintenzionato,  senza la possibilità che quest’ultimo possa essere filtrato da un servizio di sicurezza. Ulteriore elemento non trascurabile è il compenso di un medico di Continuità Assistenziale (ex  Guardia Medica), o medico di assistenza primaria a ciclo orario, come dir si voglia, che è ridicolo,  per le responsabilità medico-legali che il professionista si assume e per il rischio che corre ad ogni  turno effettuato, considerando anche il fatto che il contratto che norma tale servizio è privo di  diritti essenziali, come ferie e malattia, che non possono essere negate ad alcun lavoratore:  eppure al medico convenzionato, compreso il medico di famiglia, tali diritti non sono concessi.  Dulcis in fundo, oltre al danno anche la beffa: un medico che rifiuta di visitare un malintenzionato,  rischia una procedura penale per rifiuto d’atto d’ufficio. 

Siamo al paradosso assoluto: un professionista, che ha investito anni del proprio tempo e risorse  economiche per laurearsi, abilitarsi e acquisire titoli ulteriori per esercitare la propria professione,  è trattato dallo Stato in un regime di semischiavitu’. 

Se non si vuole sul serio che tutti i medici abbandonino il Servizio Sanitario Pubblico, è il caso di  evolvere i contratti lavorativi (in questo caso l’Accordo Collettivo Nazionale della Medicina  Generale) e di garantire l’assoluta sicurezza sul luogo di lavoro. 

Non è più possibile continuare a lavorare in tali condizioni! Non si possono più leggere e ascoltare  le solite chiacchiere da oltre venti anni, lasso di tempo in cui la figura del medico è stata svalutata,  resa attaccabile e ricattabile da una cittadinanza sempre più aggressiva e sempre più diseducata  al rapporto con il medico del Sistema Sanitario Pubblico. 

E’ ora che le Organizzazioni sindacali di Categoria pretendano dei contratti che gratifichino, non  solo dal punto di vista economico, i professionisti, così come gli Ordini dei Medici siano di nuovo  l’anello di congiunzione tra Istituzioni Pubbliche e Categoria medica, riuscendo a garantire  sicurezza, rispetto degli oneri e delle regole da parte dei medici, ma anche dei Cittadini. Se ciò non avviene, stiamo solamente consumando il fallimento dei diritti di una categoria  lavorativa, perché anche i medici sono dei lavoratori e non dei benefattori o missionari, come si  vuol far credere alla popolazione: perché così fa comodo, perché così ogni giudice può sentirsi  autorizzato a giudicare e anche condannare tale lavoratore che ha rifiutato di lavorare in  condizioni di assenza di diritti e di rischio per la propria incolumità fisica, perché ogni datore di  lavoro, sia che esso sia Regione, ASL o Azienda Ospedaliera si sente autorizzato a pagare male e  anche non pagare tutte le attività e ore aggiuntive che ogni medico quotidianamente svolge. 

In Italia, in particolar modo al Sud, stiamo rischiando il default della Sanità, soprattutto nell’ottica  delle risorse umane, poiché noi medici, siamo stanchi di essere non rispettati, insultati, picchiati e  mal pagati. Presto ci rifugeremo tutti in nostre attività private, così come ogni professionista ha il  diritto di fare, erogando servizi con competenze acquisite con lo studio e maturate con  l’esperienza. 

Forse è ciò che lo Stato vuole? Auguriamoci di no, soprattutto per i tanti pazienti ammalati di  patologie croniche e gravi, che sarebbero costretti a sborsare capitali per curarsi.

 

*Medico di Medicina Generale