Vitamina D, efficacia integrazione cambia a seconda dell’indice di massa corporea
16 Febbraio 2023Secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open, l’indice di massa corporea (IMC) può essere associato a una risposta modificata all’integrazione di vitamina D, e questo fatto può in parte spiegare i risultati poco soddisfacenti osservati con l’assunzione di integratori di vitamina D tra gli individui con un IMC più elevato.
«Nello studio Vitamin D and Omega-3 (VITAL), gli effetti dell’integrazione randomizzata di vitamina D (colecalciferolo), 2000 UI/die, hanno ridotto il rischio di diversi esiti di salute tra i partecipanti con peso corporeo normale, ma non tra quelli con peso elevato. Non era chiaro se il peso avesse qualche associazione con i risultati dell’integrazione» spiega Deirdre Tobias, del Brigham and Women’s Hospital e della Harvard Medical School, Boston, Stati Uniti, prima autrice dello studio. I ricercatori hanno quindi cercato di capire se l’IMC al basale potesse modificare il metabolismo della vitamina D e la risposta all’integrazione. Per questo hanno condotto un’analisi in un sottogruppo di partecipanti a VITAL che avevano fornito un campione di sangue al basale (16.515 partecipanti) e in un sottogruppo con un campione ripetuto a due anni di follow-up (2.742 partecipanti). Prima della randomizzazione a ricevere vitamina D o placebo, i livelli sierici totali di 25-idrossivitamina D totale (25-OHD) erano progressivamente più bassi con il crescere dell’IMC. Allo stesso modo, i livelli basali di 25-OHD3, vitamina D libera (FVD), vitamina D biodisponibile (BioD), proteina legante la vitamina D (VDBP), albumina e calcio, erano più bassi nel caso di un IMC più elevato, mentre il livello di ormone paratiroideo (PTH) era più alto al crescere dell’indice. Rispetto al placebo, l’integrazione con vitamina D è risultata associata ad un aumento dei livelli totali di 25-OHD, 25-OHD3, FVD e BioD al follow-up di due anni, ma gli aumenti sono stati significativamente inferiori nelle categorie con IMC più elevati. La supplementazione non ha sostanzialmente modificato i livelli di VDBP, albumina, PTH o calcio. In un editoriale correlato, Katherine Bachmann, del MSCI Veterans Health Administration Tennessee Valley Healthcare System e del Vanderbilt University Medical Center di Nashville (USA), scrive che questi risultati dimostrano la necessità di nuovi studi per determinare la dose ottimale di vitamina D circolante negli individui con obesità relativamente a vari esiti di salute.