WWF, Cippy torna a volare in libertà
15 Settembre 2022“Si ama quello che si conosce, si protegge quello che si ama, anche se poi vola lontano …” (Rosario Balestrieri).
L’autunno è ormai alle porte e con la muta del piumaggio completata è arrivato il tempo per il nostro piccolo passero di tornare nel suo mondo: la Natura!
Il passerotto (foto di Riccardo Di Martino)era stato rinvenuto in strada a fine maggio, caduto dal nido e consegnato ai volontari del WWF. Dopo pochi giorni anche un altro passerotto, sottratto alle grinfie di un gatto, era stato recuperato in condizioni difficili con una zampetta e un’ala danneggiate e una brutta lesione ad un polmone. I due passerotti sono cresciuti insieme, prima in una scatola di cartone e poi trasferiti in una gabbietta.
“Non è stato facile rimetterli in sesto – racconta Claudio d’Esposito presidente del WWF Terre del Tirreno – e solo grazie alla pazienza dei volontari e degli esperti si è riusciti a salvarli. Il passerotto azzannato dal gatto con una ferita al polmone si gonfiava letteralmente ogni giorno, c’è voluto l’intervento costante del veterinario e una cura di antibiotici per vederlo miracolosamente riprendersi. La zampetta lussata si è saldata riacquistando la capacità di reggersi e l’ala ha recuperato le sue funzioni.”
Stavolta i volontari hanno dovuto fare tutto da soli.
“E’ da un po’ di anni che il trasporto di animali selvatici feriti al CRAS Frullone di Napoli – aggiunge Claudio d’Esposito – in penisola sorrentina è divenuto complesso se non impossibile! La legge attribuisce le competenze del recupero ai veterinari dell’Asl e per il trasporto alla Polizia Metropolitana. Ma il personale e i mezzi non sono sempre sufficienti o disponibili nell’immediato e gli animali feriti rischiano di attendere lunghi giorni prima di un soccorso. Se poi si tratta di specie “meno importanti” sebbene “protette” dalla legge, come ad esempio i gabbiani, o i pullus di passeriformi… beh… il soccorso in questi casi non è assolutamente più garantito. Ed ecco che tocca ai volontari del WWF farsi in quattro per salvare il salvabile. I recuperi di queste ultime categorie (gabbiani feriti e pullus caduti dal nido) sono decine e decine dalla primavera alla fine dell’estate ed è davvero difficile riuscire a risolvere tutti i casi. I volontari del panda oltre ad essere diffidati dal trasportare, detenere e maneggiare tali animali non ricevono un solo euro da nessuno per l’enorme lavoro che svolgono ormai da anni!”
Ma raccogliere un piccolo di uccello può non essere sempre utile per la sua salute. Spesso si ignora che sottrarre un giovane animale, talvolta solo apparentemente in pericolo o abbandonato, alle cure dei genitori nella delicata fase dell’apprendimento è la cosa peggiore che si possa fare in Natura, anche se il nostro istinto, in buona fede, ci porta quasi sempre a farlo. E’ facile, nel periodo di primavera avanzata e in estate, di imbattersi in cuccioli di animali, soprattutto nidiacei in primavera o sub-adulti in estate. Il fatto che il più delle volte essi rimangano immobili mentre li osserviamo o si facciano prendere con facilità, non vuol dire assolutamente che hanno bisogno del nostro aiuto. Se stanno immobili è perchè l’unica arma di difesa efficace che hanno è quella di non farsi notare e mimetizzarsi in natura. Accade infatti che i piccoli, appena cominciano a sviluppare le prime penne sulle ali, abbandonino il nido senza essere ancora provetti volatori. Fuori il mondo è pieno di insidie ed avversità.
Ma è proprio questa la fase più delicata per la loro sopravvivenza futura! Raccogliere un giovane nidiaceo in questa fase potrebbe significare strapparlo alle cure dei genitori che invece li accompagneranno volata dopo volata verso l’autonomia. I nidiacei portati via e cresciuti in cattività avranno poi difficoltà a sopravvivere in natura se liberati. Inoltre potrebbero sviluppare il fenomeno dell’imprinting nei confronti dell’umano, pregiudicandone così il futuro. Quindi il suggerimento che diamo se ci si imbatte in un giovane animale è di osservarlo attentamente e, se non presenta ferite, fratture o comportamenti anomali, di lasciarlo dov’è (ad eccezione dei giovani rondoni che una volta caduti non riescono a riprendere il volo, ai piccoli di pipistrello e ad altri casi) limitandoci a spostarlo dalla strada, adagiandolo in un luogo più tranquillo nei paraggi e contattando il WWF per ulteriori consigli. Ricordiamo che la fauna selvatica è protetta e che ne è vietata la detenzione. Il recupero deve essere finalizzato esclusivamente al ritorno alla vita in natura.
I passerotti consegnati al WWF hanno seguito un percorso di riadattamento al sito dove sarebbero stati liberati. Dei due il primo, quello scampato alle fauci di un gatto, è volato via diversi giorni fa dopo un temporale.
“Per giorni e giorni appendevamo la gabbietta ad un pergolato dell’Oasi in città a Sant’Agnello – raccontano i volontari del WWF – per poi portarla via al tramonto. Così facendo il passero si è abituato al luogo dove sarebbe stato liberato osservandone il paesaggio, ascoltando i rumori e i richiami dei suoi conspecifici. Nei pressi sono state allocate delle mangiatoie con cibo per attirare altri uccelli. Dopo diverse settimane è giunto il momento di aprire la gabbietta e lasciare volare via il “prigioniero”.
C’è voluto davvero tanto prima che si decid