Pseudorabbia in cani da caccia nel salernitano

Pseudorabbia in cani da caccia nel salernitano

23 Gennaio 2020 0 Di La Redazione

Gli ospiti naturali del virus sono il maiale e il cinghiale, tuttavia, l’infezione può coinvolgere un ampio range di ospiti quali ruminanti, cani, gatti e animali selvatici.

 

A fine dicembre 2019 è stato isolato il virus Herpesvirus suino 1,agente eziologico della Pseudorabbia o Malattia di Aujeszky, responsabile della morte di due cani ausiliari alla caccia al cinghiale in provincia di Salerno.

Il sistema di epidemio-sorveglianza si è dimostrato anche in questo caso efficace, nell’ambito del piano di monitoraggio che la Regione ha attivato attraverso il Centro di riferimento regionale di igiene urbana veterinaria (Criuv), nel quale opera personale dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, dell’Università Federico II di Napoli e delle Asl campane. Le attività del Centro sono svolte in sinergia con il Centro di recupero della fauna selvatica di Napoli.

Gli ospiti naturali del virus sono il maiale e il cinghiale, tuttavia, l’infezione può coinvolgere un ampio range di ospiti quali ruminanti, cani, gatti e animali selvatici. L’essere umano non è sensibile alla malattia.

I cani che con maggior probabilità possono contrarre la pseudorabbia sono quelli utilizzati per la caccia al cinghiale. Il contagio può avvenire per contatto diretto con il cinghiale (per esempio attraverso il fiuto, morsi e ferite) o, più realisticamente, ingerendo visceri o muscoli crudi infetti somministrati come “premio” dai cacciatori.

Si è provveduto, pertanto, a sensibilizzare i componenti delle squadre di caccia al cinghiale attraverso gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) sulla necessità di rispettare le seguenti buone pratiche per arginare la diffusione dell’infezione: non abbandonare sul campo di caccia gli organi degli animali abbattuti che vanno trasportati in struttura adeguata (Casa di caccia) per la successiva raccolta a cura di ditte specializzate nello smaltimento di rifiuti speciali; non somministrare ai cani, come “premio”, visceri o muscoli crudi di cinghiali ma utilizzarli come alimento, esclusivamente dopo accurata cottura.